Ecco le ragioni del no alla Valdastico

Dai problemi geologici («Si rischierebbe un altro Vajont») a quelli ambientali: Besenello contraria anche all’uscita a Marco


di Michele Stinghen


BESENELLO. Ha raccolto tante e tali contributi per evidenziare quanto sia sbagliato costruire l'autostrada della Valdastico, che ci si potrebbe fare un libro: ieri l'amministrazione di Besenello ha presentato al Consorzio dei Comuni a Trento tutte le ragioni del no al progetto. Tra questi spunta anche lo studio di Dario Zampieri, docente di geologia all'università di Padova e tra i massimi conoscitori della stuttura delle Prealpi venete. Evidenzia una frana ancora attiva che incombe sulla Valdastico, sopra Casotto: per ora sotto c'è solo la statale 350, ma la Serenissima vorrebbe non solo farci passare l'autostrada, ma addirittura uno svincolo, aree di servizio, ristoranti. «Un potenziale nuovo Vajont», secondo il sindaco di Besenello Cristian Comperini. Sotto la "Marogna" (così si chiama la frana attiva) passerebbero cinque possibili tracciati dell'autostrada della Valdastico: l'unico che la eviterebbe sarebbe proprio quello con uscita a Marco di Rovereto.

Per spiegare perché la Pirubi resta ancora "l'autostrada più inutile d'Italia" Besenello ha però portato anche studi di tipo economico (redatto da Geremia Gios), di salute (curato dall'associazione pediatri italiani), di impatto ambientale e paesaggistico (prodotti dagli architetti Micheletti e Ponticelli), di politica dei trasporti (Moroder della Cipra), di carattere idrogeologico (a cura del geologo Frassinella) e di impatto atrmosferico (studio Tomazzolli). Molte di queste criticità sono ormai note, nuova risulta la frana attiva nel Comune di Pedemonte. Quando il geologo Zampieri ha ricevuto dagli amministratori il progetto inviato dalla Serenissima in Provincia, è sobbalzato dalla sedia: «Non credevo ai miei occhi. Manca totalmente un'analisi della criticità più importante di tutta la Valdastico; non solo, l'area è stata paradossalmente scelta per concentrare altre opere». La frana è origine di un crollo avvenuto nel 1117 in occasione del terremoto di Verona (molto più forte di quello dell'Emilia), ma la parete originatasi è tuttora piena di fratture e frequenti sono i piccoli crolli. Sotto c'è un piano inclinato; la massa sospesa è di 20 milioni di metri cubi. Benché segnalata nella carta geologica del Veneto e nell'inventario dei fenomeni franosi italiani, la frana manca del tutto nel Piano per l'assetto idrogeologico (Pai) dell'autorità di bacino locale, e questo ha consentito la riapertura di una cava, che peraltro ha reso più pianeggiante il terreno. Quasi un invito per farci una strada.

«Il Pai è del giugno 2007, in luglio l'Anas ha rinnovato la convenzione con la Serenissima, nel 2008 arriva l'ok per la cava: c'è una concomitanza di date inquietante», commenta la vicesindaca di Besenello Roberta Rosi. Non basta. La galleria di valico, che uscirebbe a Besenello, «É paragonabile a quella del Gran Sasso - spiega Luigi Frassinella, geologo - e lì tutte le sorgenti in quota sono scomparse. Lo studio della Serenissima prevede lo svuotamento delle eventuali colonne d'acqua trovate sul percorso. Quella è acqua che si forma in 40 anni: svuotarle avrebbe conseguenze drammatiche per gli Altipiani Cimbri». In Trentino si conoscono bene le conseguenze sul paesaggio del fondovalle, di fronte a Castel Beseno: «Non riguarderebbe solo i 16 ettari occupati dalle opere - spiega l'architetto Cesare Micheletti - ma su alcune centinaia di ettari che verrebbero vincolati dalla presenza della strada». E poi l'inquinamento, i detriti prodotti dallo scavo, l'impatto del cantiere: migliaia di ragioni per cui Besenello e la Provincia di Trento chiedono al governo di dire no all'autostrada.

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