Dopo l’aggressione in piazza Tretter finisce all’ospedale

Il fondatore del Patt è stato tre giorni a letto per il dolore e ieri è andato al pronto soccorso di Arco: «I medici mi hanno trovato una frattura all’osso sacro e mi vogliono ricoverare. Spero non sia grave»



TRENTO. «Son qui steso sul lettino che aspetto le radiografie. I medici mi hanno riscontrato una frattura all’osso sacrale e mi vogliono ricoverare». Franco Tretter, 68 anni, ha la voce sofferente al telefono. Ieri mattina è stato costretto ad andare all’ospedale dopo l’aggressione da parte degli anarchici, venerdì pomeriggio in piazza Duomo. Gli scalmanati vestiti di nero gli avevano sferrato un pugno in faccia e lo avevano preso a calci nel sedere. In un primo momento, Tretter aveva sperato che le botte non avessero conseguenze. Non aveva voluto neanche andare all’ospedale per farsi visitare, ma una volta a casa, a Riva del Garda, si è sentito male: «Sono stato tre giorni a letto, imbottito di analgesici e antidolorifici. Non riuscivo neanche a dormire. Stavo male. Mi hanno anche rotto il ponto ai denti e mi faceva male».

Così ieri mattina, Tretter è andato al Pronto soccorso di Arco per farsi visitare. Il forte dolore all’osso sacro non accenava a diminuire, anzi. I medici lo hanno visitato e gli hanno riscontrato una frattura. Poi lo hanno sottoposto a delle radiografie. Ieri nel pomeriggio l’ex presidente del Consiglio regionale nonché fondatore del Patt era ancora in attesa delle lastre, ma era convinto di essere ricoverato. Ma, oltre alle ferite, a fargli male è stata la violenza verbale e fisica: «Io sono sempre stato per il confronto. Questo modo di agire mi fa star male. Non concepisco la violenza in politica. Questo uso delle mani mi amareggia proprio. Trento è una città civile, da sempre aperta alla diversità, al confronto corretto tra le diverse posizioni politiche. Una città come questa non merita quello che è successo. Queste persone hanno rovinato la sua immagine e un clima civile». Tretter, poi, ricorda quello che è successo: «Ero andato a Trento ad accompagnare due non vedenti all’Unione ciechi. Poi mi sono fermato in farmacia quando ho visto Divina e sono passato a salutarlo. Io con quel banchetto non c’entravo nulla. Ero lì per caso. Solo che sono uno che non può stare fermo quando vede delle ingiustizie. Ho cercato di mettere pace. Avevo visto uno di quei giovanotti che voleva strappare la bandiera di mano a un militante della Lega. Ho solo detto a tutti e due di stare calmi. Non ho fatto in tempo ad aggiungere altro che una ragazza mi ha colpito con un pugno al volto. Avevo appena messo un ponte ai denti e me lo hanno rotto. Poi qualcuno mi ha preso a calci sul sedere da dietro. In un primo momento quasi non me ne ero reso conto. Poi ho avvertito un forte dolore. Una volta a casa, sono dovuto subito mettermi a letto. Adesso spero che non ci siano lesioni alla colonna vertebrale». Ma ad amareggiare Tretter sono anche altre cose: «Ho ricevuto decine e decine di telefonate di solidarietà. Quasi tutti i partiti mi sono stati vicini e mi hanno mandato messaggi. Anche tanta gente della base del Patt, ma i dirigenti no. Nessuno di loro ha trovato il tempo per farmi una chiamata. Mi dispiace che i dirigenti del partito che ho contribuito a fondare adesso neanche mi chiamino per darmi la loro solidarietà».

(u.c.)

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