Dirigenti, valutazione, lavoro Il ddl scuola esce «ammorbidito»

Riforma, ok in commissione: limiti al potere dei presidi, voto degli studenti ai prof, formazione in azienda. Incognita ambiti. In aula atteso l’ostruzionismo delle opposizioni, appello di Rossi


di Chiara Bert


TRENTO. I dirigenti scolastici potranno sì scegliersi gli insegnanti in funzione del progetto d’istituto, ma dovranno farlo attenendosi ai criteri specificati nel piano triennale votato dal collegio docenti. La valutazione dei docenti ci sarà (anche da parte degli studenti sopra i 16 anni attraverso un questionario anonimo), ma subordinata all’individuazione di una metodologia nazionale nei decreti attuativi della Buona Scuola del governo Renzi. Gli ambiti territoriali - a cui i docenti saranno assegnati (invece che ad una cattedra come avviene oggi) - saranno definiti dalla giunta provinciale ma dovranno passare al vaglio della commissione.

È una riforma della scuola trentina «ammorbidita» quella approvata ieri dalla quinta commissione (4 voti favorevoli e due astenuti, Walter Viola e Marino Simoni di Progetto Trentino) e che a giugno approderà in consiglio provinciale dove le opposizioni sono pronte a un ostruzionismo durissimo anche in risposta alla mozione anti-omofobia approvata la scorsa settimana dalla maggioranza. Il presidente della Provincia Ugo Rossi ieri ha lanciato un appello al senso di responsabilità dell’aula: «Se la legge non venisse approvata si interromperebbe il percorso virtuoso della scuola trentina. C’è bisogno di certezza delle norme in vista dei concorsi».

Il disegno di legge ha cercato dei compromessi di fronte alle critiche e ai timori arrivati da più fronti, in primis dai sindacati della scuola.

Freno ai superdirigenti. La chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti scolastici per le nuove immissioni (con incarichi triennali) sarà condizionata da criteri che dovranno essere esplicitati in modo trasparente nel progetto d’istituto votato dal collegio docenti. Lo prevede un emendamento del governatore Rossi.

La valutazione dei prof. Insieme al ruolo dei dirigenti e ai nuovi ambiti territoriali, è uno dei temi più caldi della riforma. La valutazione degli insegnanti sarà subordinata all’individuazione di una metodologia nazionale (emendamento Rossi) ma potrà essere integrata anche sulla base dei risultati ottenuti dai docenti (o da gruppi di docenti) in relazione alle competenze raggiunte dagli studenti tenendo conto dei livelli di partenza. Il ddl prevede la possibilità di un giudizio espresso dagli studenti (con più di 16 anni) attraverso un questionario anonimo. Rossi ha detto no a un emendamento di Viola che voleva estenderlo ai genitori.

L’alternanza scuola-lavoro. Gli insegnanti del Linguistico Scholl hanno chiesto il rinvio di un anno, ma su questo punto la commissione non è arretrata: su un monte di 400 ore (in tre anni) per gli istituti professionali e di 200 ore per i licei, almeno la metà dovrà essere svolta fuori dalle mura scolastiche. Due emendamenti della presidente Lucia Maestri (Pd) prevedono di riconoscere anche le ore di lavoro retribuito svolte dallo studente e quelle di volontariato, e una valutazione dello studente sul percorso.

Gli ambiti territoriali. Dal 2017-2018 i docenti di ruolo saranno assegnati non più a una cattedra ma a un ambito territoriale, la cui definizione è demandata alla giunta provinciale. Rossi ha assicurato che ci saranno più ambiti, tranne che per la formazione professionale.

Settimana corta. L’organizzazione su 5 giorni partirà solo dal 2018-2019, ma le perplessità sono arrivate da più parti, tra cui studenti e Consiglio delle autonomie.

Le scuole paritarie. Approvati gli emendamenti di Maestri, Viola e Tonina per inserire nel sistema della formazione continua e dell’aggiornamento (a proprie spese) anche le paritarie tramite convenzioni con l’Iprase.

Intanto la Uil scuola, che ieri ha riunito le Rsa, annuncia battaglia contro la riforma. E venerdì tutti i sindacati scenderanno in piazza.

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