salute

Danni da ictus, a Pergine una cura sperimentale

A Villa Rosa un’equipe dell’Istituto italiano di tecnologia lavorerà sui pazienti con una nuova tecnica basata sulla stimolazione magnetica transcranica


di Paolo Piffer


TRENTO. Dopo tre anni di ricerca sperimentale e test di laboratorio, entra in corsia un nuovo trattamento per abbattere, o comunque alleviare, i deficit di grave attenzione che si possono riscontrare in chi è colpito da ictus cerebrale. Da ottobre, infatti, l’equipe del Brain stimulation lab del Centro per le neuroscienze che fa capo alla sede roveretana dell’Istituto italiano di tecnologia (misto pubblico-privato con sede centrale a Genova ed altre sparse per l’Italia), lavorerà con i pazienti di Villa Rosa a Pergine, struttura pubblica di carattere riabilitativo diretta da Nunzia Mazzini.

In Trentino è la prima volta che una “cura” di questo tipo, basata sulla stimolazione magnetica transcranica, viene adottata da un ospedale pubblico grazie ad una convenzione di durata triennale tra l’Azienda provinciale per i servizi sanitari e l’Iit. Il laboratorio è diretto da Lorella Battelli, psicologa di origini milanesi. “Braccio destro” Sara Agosta (che recentemente ha “firmato” i risultati della ricerca con un articolo pubblicato sulla rivista internazionale Neuropsychologia). Quindi, cinque giovani neuroscienziati italiani e stranieri: Stefania Ficarella, Martjin Van Koningsbruggen, Florian Herpic, Denise Magnago e Sarah Tyler.

“Nel corso delle nostre ricerche - spiega Lorella Battelli – abbiamo scoperto che dopo una sola stimolazione magnetica transcranica applicata ad alcuni soggetti colpiti da ictus c’era un miglioramento nell’attenzione visiva. Cioè, quanto da noi “applicato” funzionava e aiutava il percorso riabilitativo abbattendo i deficit di attenzione e aiutando in questo modo a recuperare funzioni cognitive”. La stimolazione magnetica transcranica (Tms) è una tecnica non invasiva, ormai “di riconosciuta validità”, che si basa sul principio dell’induzione elettromagnetica. In altri termini, una corrente elettrica in uno stimolatore produce un campo magnetico determinando un flusso di corrente nei conduttori vicini, compresi i tessuti umani.

“Per dirla con termini ancor più semplici – afferma la responsabile del laboratorio – con la Tsm inibiamo, almeno in parte, la porzione sana del cervello, sede dell’attenzione, che a causa dell’ictus che ha colpito l’altro emisfero deputato alle stesse funzioni è costretto a lavorare di più. In questo modo, la zona malata reagisce e si può arrivare ad un nuovo equilibrio”.

L’ictus è tra le prime tre cause di morte nel mondo occidentale e la prima in quanto ad invalidità. In provincia di Trento l’incidenza stimata è di 1000-1200 nuovi casi all’anno. Un recente studio su scala nazionale, che comprende anche il Trentino come campione di studio, dimostra che un anno di assistenza costa, a paziente, mediamente 11mila700 euro nella parte sanitaria e circa 19mila in quella sociale tra spese sostenute dalla famiglia, ospedalizzazione e riabilitazione durante la fase cronica.

“I costi per il recupero – riflette la responsabile del laboratorio dell’Iit – sono alti. Introducendo la Tsm nei set clinici, ovvero nel percorso terapeutico a tutti gli effetti, si possano abbattere. Tenendo anche conto di quanto può pesare, dal punto di vista economico per una famiglia, tenere a casa, ad un certo punto, il proprio parente malato e ancora con gravi deficit”. Per ulteriori informazioni su questo trattamento: lorella.battelli@iit.it; tel.0464 808696.













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