Danni cerebrali dal parto in casa genitori e ostetriche a processo 

La neonata subì lesioni irreversibili. Padre, madre e le due infermiere private avrebbero insistito per far nascere la bimba a casa malgrado le raccomandazioni dell’Azienda sanitaria



Trento. Sono stati rinviati a giudizio due genitori trentini e due ostetriche, indagati per lesioni gravissime colpose ai danni di una neonata. La bambina era podalica, e secondo la Procura i genitori erano consapevoli dei rischi, e il giorno successivo era programmato un parto cesareo in ospedale, ma di concerto con le due ostetriche private, mamma e papà avrebbero comunque preferito il parto in casa, che di fatto procurò alla neonata lesioni cerebrali irreversibili. Ieri la prima udienza in tribunale, subito rinviata. La coppia, due trentenni, era in attesa di una bambina, che nacque la mattina del 27 settembre di tre anni fa. Ma subito dopo il parto, furono costretti a chiamare ill 118: la piccola era ipotonica, cianotica, in stato di ipotermia e in arresto cardiocircolatorio quando arrivò al pronto soccorso in braccio alla mamma. Condizioni gravissime, che vennero segnalate dall’Azienda sanitaria alla Procura della Repubblica. Venne così aperto un procedimento penale e la Procura chiese al giudice la nomina di un tutore legale per la neonata, che venne nominato nella persona dell’avvocato Marina March. La quale sporse querela contro i genitori e le due ostetriche private che avevano assistito la madre durante il parto. La tesi accusatoria è che i genitori fossero stati messi al corrente della posizione sfavorevole del feto e dunque dei rischi di far nascere la bambina, podalica, in casa. Tuttavia, ci sarebbe stata un’opposizione della famiglia al ricovero - la madre era attesa in ospedale il 28 settembre per il parto cesareo - e la sera del 26 si sarebbe verificata la rottura del sacco amniotico. Il travaglio sarebbe iniziato attorno alle 23.30 e il parto in casa avvenne alle 9.15 del mattino successivo. Un quarto d’ora più tardi, la chiamata dei soccorsi, ma purtroppo era troppo tardi : durante il parto la bimba aveva riportato gravissime lesioni dovute a una prolungata asfissia. Durante la gravidanza, una ecografia mise in rilievo la posizione podalica del feto. Secondo la Procura, le responsabilità sarebbero dunque dei genitori e delle ostetriche, tutti consapevoli dei gravi rischi di praticare un parto podalico in casa. L’Azienda sanitaria aveva infatti raccomandato alla coppia di rivolgersi subito all’ospedale appena iniziava il travaglio, ma venne presa un’altra decisione. Delle due ostetriche indagate, solo una è coperta da una polizza assicurativa. Per lei, peraltro, c’è anche l’imputazione per falso: secondo la Procura sarebbero infatti state alterate delle cartelle cliniche.

L’udienza è stata rinviata per valutare le lesioni riportate dalla bambina (compito molto complesso perché l’organismo umano di fronte a dei deficit fisici sviluppa meccanismi compensativi) e le eventuali proposte risarcitorie della compagnia assicurativa, che potrebbero in una certa misura attenuare la gravità delle accuse.















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