Vandalismi

Danneggiata con una scritta la facciata di palazzo Geremia

L’edificio storico si trova nel capoluogo, in via Belenzani, ed è la sede di rappresentanza del Comune di Trento 


Claudio Libera


TRENTO. “Ma perché danneggiare una facciata dal valore inestimabile? Così si perdono solo consensi. Stiamo cercando restauratori disponibili”. Lo scrive il sindaco di Trento Franco Ianeselli dopo l’atto vandalico, la scritta “Free Palestine” scoperta ieri mattina sulla facciata di palazzo Geremia. L’atto di vandalismo, il cui autore è al momento sconosciuto, è stato probabilmente compiuto nella notte tra il 31 dicembre e il primo gennaio. I danni sono incalcolabili. Il Comune è all’opera per intervenire. Per ripulire la vernice rossa della bomboletta con cui è stato realizzato, l’Amministrazione si sta coordinando con l’ufficio Beni archeologici della Soprintendenza per i beni e le attività culturali. Parte della scritta si sovrappone infatti al prezioso affresco tutelato che decora la facciata ed è pertanto necessario predisporre un progetto prima di procedere materialmente alle attività di ripristino dell’opera. Il personale specializzato – pittori e restauratori esperti – contattato dal Comune è già operativo in questo senso, per intervenire il prima possibile sull’area che sarà cantierizzata nella giornata odierna o, al più tardi, entro domani mattina. Il costo dei lavori sarà quantificabile solo al termine delle attività.

Gli inquirenti comunque sono alla ricerca di indizi, forniti pure dalle telecamere piazzate nei punti strategici di via Belenzani. Palazzo Geremia, ubicato di fronte a Palazzo Thun, è una struttura rinascimentale costruita tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo per volere del mercante veronese Giovanni Antonio Pona, detto Geremia che aveva riunito più edifici di epoca precedente. Gli affreschi versano in pessime condizioni ormai da decenni a tal punto che già nel 1929 la Sovrintendenza espresse preoccupazione al Comune di Trento per lo stato di degrado che interessava gli affreschi della facciata del palazzo. Nel 1940 iniziarono i restauri, durante i quali fu ripristinata la scala principale in pietra precedentemente smontata e alcune parti andate perdute furono rimpiazzate. Nel marzo 1941 si passò al restauro degli affreschi per opera di Arturo Raffaldini di Mantova, il quale andò ad integrare alcune scene andate perdute nel corso dei decenni. Poi furono effettuati nuovi restauri nel 1959, nel 1972, e ancor di più nel 1973, dove sulla facciata cominciarono a comparire efflorescenze saline che andarono ad intaccare nuovamente gli affreschi. Il terremoto del 1976 danneggiò notevolmente il palazzo. Nuovi restauri della facciata furono affidati a Maria Chiara Stefanini e Maria Luisa Tomasi. A prendere a cuore la situazione degli affreschi ultimamente erano stati Alberto Pattini, Tiziano Uez e Silvia Zanetti.

Il palazzo, perla della Trento rinascimentale, fu costruito verso la fine del XV secolo come residenza di Giovanni Antonio Pona, figlio del nobile veronese Geremia Pona e della moglie Elisabetta Calepini. Lo stemma dei Pona Geremia, raffigurante un braccio armato di pugnale, compare due volte sulla facciata del palazzo e in vari ambienti interni, unitamente alle insegne araldiche delle famiglie trentine imparentate: a Prato, Calepini, Mirana, Galasso, Firmian. La dimora si compone di tre distinti corpi edilizi: l’edificio principale, che si affaccia su Via Belenzani (l’antica Contrada Larga); il corpo mediano, separato dal primo da un cortile, cui si accede attraversando un vasto androne e un porticato; il terzo è un edificio di servizio, più basso e modesto, che si affaccia su via delle Orfane (l’antica via dei Forni) e sul giardino del palazzo. I primi due corpi sono il frutto delle trasformazioni apportate sul finire del Quattrocento a unità edilizie medievali, ridefinite secondo i canoni estetici del Rinascimento italiano. La presenza, nel porticato, di un affresco raffigurante lo stemma di Udalrico Lichtenstein, principe vescovo di Trento dal 1493 al 1505, fornisce gli estremi cronologici dell’ammodernamento architettonico. Il terzo corpo venne eretto, con ogni probabilità, qualche anno più tardi e si caratterizza per un portalino recante in chiave d’arco lo stemma di famiglia. I Geremia abitarono nel palazzo per oltre tre secoli e parteciparono attivamente al governo della città in qualità di consoli. Dopo l’estinzione del casato il complesso edilizio passò in proprietà della famiglia Tevini, che, poco dopo il 1880, lo cedette ai Podetti. Acquistato dall’amministrazione comunale nel 1912, è oggi la sede di rappresentanza del Comune di Trento. L’edificio fu radicalmente ristrutturato nel 1883 e gli affreschi della facciata furono sottoposti a diverse campagne di restauro nel 1941, nel 1960 e nel 1973, con esiti non sempre felici. Un nuovo, complessivo intervento di restauro, diretto dagli architetti Michelangelo Lupo e Massimo Deutsch, si è concluso nel 1993. Palazzo Geremia ospita oggi vari uffici comunali ed è utilizzato per assemblee pubbliche, convegni ed eventi espositivi

 













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