Dalmaso: «Ritorno a scuola, l’emozione del primo giorno»

L’ex assessore all’Arcivescovile dopo 15 anni di politica «Studenti distratti, la mia sfida per appassionarli»


di Luca Marognoli


TRENTO. L’assessore torna tra i banchi e l’emozione è quella del primo giorno. Dopo 15 anni passati dentro il Palazzo (tre legislature e un anno di aspettativa) la settimana prossima Marta Dalmaso, al suono della campanella, sarà in classe, al liceo classico dell’Arcivescovile. Insegnerà latino e greco, riprendendo un percorso iniziato nel 1986 e sospeso nel 1998.

Professoressa Dalmaso, con che spirito riparte?

Sono molto contenta di farlo. È un lavoro che mi è piaciuto sempre tanto: le materie e il rapporto con i ragazzi. Mi sono trovata sempre bene anche con i colleghi. Trovo sia bello cercare di appassionarli a queste materie, ai contenuti, alle riflessioni...

Come riesce ad appassionarli? Viene in mente il Robin Williams de “L'attimo fuggente”. Lei che approccio usa?

Amando io gli autori che con i ragazzi leggevo e cercavo di comprendere e commentare, un pochino si riusciva a fare questo lavoro assieme. Sono passati 15 anni e ed è cambiato il mondo. Spero di fare brevemente un nuovo rodaggio. Posso contare sui colleghi che mi aiuteranno. Da parte mia, cercherò di dare il massimo e di fare del mio meglio perché una grande responsabilità. E c'è anche un po' di timore.

Parlava di autori: quali ama di più?

Amo di più la prosa che non la poesia. Mi piacciono gli storici, greci e latini, ma anche la filosofia. Nella poesia, Virgilio, Orazio e Catullo, che di solito piacciono anche ai ragazzi. Quanto al greco, la storiografia, seguire il percorso di sviluppo della metodologia dello storico, la filosofia, la retorica con i grande oratori... Che sono una miniera.

Come si è preparata per tornare tra i banchi?

Sono andata a rispolverare i miei libri di testo, a rivedere i manuali, gli autori che avevo raccolto e messo in biblioteca, ormai polverosi. Non sono diventata un topo di biblioteca in questi mesi, ma ho ripassato le grammatiche e mi sto dotando dei libri che avranno i ragazzi a scuola.

Ha anche paura, diceva.

Un po' di timore sì, perché nell’esperienza passata mi ero costruita una professionalità che maturi sul campo, non leggi sui libri. La mia è datata: sarà utile, ma è un percorso da riprendere. Soprattutto il rapporto con i ragazzi, che va riconquistato giorno per giorno, con il lavoro in classe. Sono cambiati loro e sono cambiata io. Mi dovrò misurare con una situazione che per me diventa nuova.

I colleghi le hanno spiegato come sono cambiati i ragazzi?

Sì, sono cambiati per le esperienze personali che fanno oggi, più complesse del passato. C'è una maniera diversa di affrontare la fatica e di “stare sul pezzo”, come si dice, con maggiore difficoltà all'attenzione. Forse c'è anche una diversa attitudine allo studio, perché sono abituati a mille distrazioni e a conoscenze trasferite in maniera frammentaria e veloce. Lo studio al liceo richiede invece pazienza, approfondimento, disponibilità a scavare. Una bella sfida.

Devono forse preoccuparsi? Li attende una “professoressa d'altri tempi”?

No, questo non mi sentirei di dirlo. Anche perché credo sia importante - e ringrazio i colleghi dell'accoglienza che mi hanno riservato - essere un po' disincantati. Avere presente che i problemi possono essere diversi. Ma sono molto fiduciosa. Il compito dell'insegnante è trovare la strada per arrivare ai ragazzi. Cambiando anche noi docenti il modo per avvicinarci, ma senza svendere le cose.

Lei si è sempre sentita una professoressa prestata alla politica? O sarebbe restata nel Palazzo?

Il mio è stato un impegno che ho ritenuto giusto assumere, perché c'erano le condizioni. Mi ci sono buttata a pesce. Non mi sentivo prestata, ma ho sempre avuto la certezza che si sarebbe trattato di un'esperienza temporanea.

I colleghi la chiamano assessore?

No. Siamo tornati in una normalità di relazione, anche con i nuovi.

Sta seguendo la politica provinciale della scuola?

Sì, la leggo dalla stampa e so che dietro ogni progetto c'è sempre tanta fatica. Servono condivisione e un lavoro di formazione. Dopo di che, conosco bene anche la partita della concretizzazione. Faccio tantissimi auguri al presidente e a tutti quelli che ci stanno lavorando. Credo sia un impegno importantissimo.

Stanno lavorando bene?

Credo che la stabilizzazione degli insegnanti e le lingue siano cose molto importanti, che è giusto fare.

Rossi propone un liceo di quattro anni per favorire l'ingresso nel mondo del lavoro.

Se ne era parlato anche nella scorsa legislatura. Non so quanto sia possibile a livello locale, ma allinearsi al resto dei paesi europei sarebbe utile e bello.

Renzi ha appena annunciato un’operazione di ascolto di un anno, per una scuola che non sia calata dall'alto.

Le operazioni di ascolto sono importanti. Devono essere studiate, però, in modo da essere efficaci. I soggetti coinvolti sono molto diversificati, come le loro aspirazioni e le pretese: studenti, docenti, genitori, territorio. È difficile trovare una sintesi, ma ha tutto il mio sostegno anche a lui in questa fase estremamente complessa.













Scuola & Ricerca

In primo piano