Da piazza Fontana alla Sloi addio al procuratore Simeoni 

Il lutto. Si è spento sabato a 96 anni il magistrato che ha retto la procura di Trento per quasi 30 anni, protagonista di una stagione giudiziaria difficile. Indagò anche sulla tragedia di Stava



Trento. Fino a pochi giorni fa, lo si poteva incontrare in città, a passeggio. E sabato Francesco Simeoni si è spento serenamente a 96 anni. A lungo procuratore capo della repubblica di Trento, il suo funerale sarà celebrato mercoledì alle 15 nella chiesa del Santissimo Sacramento.

Simeoni è stato protagonista di una stagione giudiziaria molto lunga, molto intensa. Arrivato a Trento negli anni Sessanta come sostituto procuratore, aveva lasciato il palazzo di giustizia di Trento a metà degli anni Novanta dopo aver ricoperto per lunghi anni il ruolo di procuratore capo. Anni di cambiamenti repentini e molto forti. Erano, infatti, gli anni della guerra dei tralicci, delle Brigate Rosse, dell’autunno caldo, di piazza Fontana. Sì perché l’inchiesta sulla strage di Milano toccò anche Trento con una perquisizione in una “comune” in via Gazzoletti, ordinata da Simeoni stesso. E poi era stato lui a seguire anche delle indagine delicate su casi di cronaca nera, e sulle scene dei delitti - questo lo raccontano le foto dell’archivio del giornale - il magistrato interveniva in prima persona.

Ha attraversato la storia giudiziaria trentina, una storia che ha determinato quello che è stato poi il Trentino. Sono stati anni segnati da tragedie come quella del 1978 con l’incendio alla Sloi che ha fatto tremare la città. E poi il disastro di Stava. Inchiesta che sono finite sul tavolo di Simeoni.

«Un uomo del suo tempo e anche un magistrato del suo tempo». Così lo ricorda chi con Simeoni ha vissuto quegli anni. Fra questi c’è Gianni Kessler. «Simeoni è stato il mio primo capo - ricorda - quando sono arrivato da giovane magistrato nella procura di Trento. Fra di noi c’era una differenza d’età che si palesava anche con una diversa immagine della magistratura, ma quelli sono stati anni di grandi cambiamenti. Simeoni era indubbiamente un uomo dei suoi tempi che ha saputo comunque aprirsi al confronto con noi giovani magistrati».

Lasciò la magistratura settantenne, era il 1994, e al suo posto fu chiamato per ricoprire il ruolo di procuratore capo, Francantonio Granero.

È indubbio che la figura di Francesco Simeoni abbia segnato la storia della magistratura trentina. Anni, come abbiamo ricordato citando solo i fatti più eclatanti, difficili. Anni in cui si è anche vista la nascita delle inchieste che possono essere ricondotte sotto il titolo “Mani pulite” e che hanno avuto come protagonista anche il Trentino. Ma in tanti ricordano Simeoni anche per la sua grande passione per lo sport. Che fossero gli sci o la bicicletta, all’ex procuratore capo l’attività sportiva piaceva molto come ricorda l’avvocato Luca Pontalti. «Era un ottimo scalatore in sella alla bicicletta. E non si è fermato fino all’ultimo. Sarà stato il mese scorso che l’ho incontrato per strada mentre faceva una passeggiata, sereno e lucido».

Sabato, si è spento e lo piangono la moglie Maria Grazia, i figli Marco, Chiara e Lorenzo con i nipoti e i pronipoti. I funerali saranno mercoledì.

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