politica

Congresso Pd, i giovani lanciano Bozzarelli

E' la prima candidata ufficiale alla segreteria: "Basta tatticismi, Olivi faccia l'assessore". Domani l'assemblea



TRENTO. Mentre i big trattano e prendono tempo, i giovani amministratori del Pd decidono di uscire dal tatticismo e lanciano Elisabetta Bozzarelli - 30 anni, direttrice di Acav, coordinatrice cittadina e consigliera comunale a Trento - alla segreteria del partito. È lei la prima candidata ufficiale in campo al congresso del 29 maggio, dove gli elettori Pd voteranno con le primarie. Gli altri nomi, Alessandro Olivi, Italo Gilmozzi, Donata Borgonovo Re, Luigi Olivieri, per ora restano eterni papabili, in attesa di capire se si realizzerà quell’accordo ampio che in molti auspicano, capace di tenere insieme le diverse anime del Pd (renziani, governativi, area di Civico e Nicoletti), e su quale nome si concretizzerà l’intesa (le quotazioni danno Gilmozzi in pole position). «Il nostro è un atto di coraggio», esordisce la candidata segretaria, «siamo la generazione Pd nata con il Partito democratico. Vogliamo superare le provenienze del passato, andare oltre i tatticismi di queste settimane, il Pd del teatrino romano - è la frecciata a Olivi e ai suoi incontri romani dei giorni scorsi con i parlamentari Dem - che pensa ai posizionamenti dell’uno e dell’altro è un Pd che a noi non piace». Insieme a lei, al tavolo nella sede Pd, c’è una piccola rappresentanza di quel gruppo di amministratori trentenni che ha deciso di fare squadra: Luca Paolazzi (vicesindaco di Lavis), Vera Rossi (consigliera della Comunità della val di Cembra), Paolo Bisesti (consigliere ad Aldeno), Tommaso Iori (segretario del presidente del consiglio provinciale Bruno Dorigatti ed ex consigliere comunale a Trento). Per Elisabetta Bozzarelli c’è anche una sfida molto personale. Niente annunci in stile Meloni, ma la notizia trapela: è incinta, aspetta il suo secondo bambino (Anna Giulia ha tre anni e mezzo). Lei conferma con un sorriso: «Ho detto a mio marito che ci vuole coraggio a fare entrambe le cose, fare un figlio e candidarsi alla segreteria del Pd». Vedremo se in Trentino spunterà un Bertolaso di turno a consigliarle di stare a casa a fare la mamma. Lei non sembra spaventata, presenta i punti della tesi congressuale risponde con piglio deciso alle domande. Più radicamento sul territorio, è il fulcro del programma: «Vogliamo ricominciare dai circoli, la nostra base. Il Pd ha perso questa forza, non possiamo essere solo il partito delle città». Sul rapporto con gli amministratori, in particolare con gli amministratori-candidati (Olivi): «Facciano bene il loro lavoro, ne abbiamo tanto bisogno. Il Pd che vogliamo sarà di supporto, chi è nelle istituzioni dev’essere aiutato a esprimere la leadership». E Gilmozzi? «Il quadro non ci è sembrato abbastanza chiaro», risponde secca. Qualcuno nel gruppo - dicono i rumors - avrebbe preferito attendere l’assemblea provinciale di martedì e valutare una possibile convergenza sul nome dell’assessore comunale. Ieri mattina un lungo confronto, «democratico, perché noi non decidiamo con la logica del capobastone», puntualizza Tommaso Iori, e alla fine la decisione: andiamo con un nostro candidato. Il giudizio sulla squadra Pd nella giunta Rossi è netto: «I singoli assessori lavorano bene ma le cose positive sono dei singoli, le cose cattive del Pd», sintetizza Iori, «il partito fatica a esprimere un’azione collettiva». Il documento programmatico insiste sull’«autonomia del Pd trentino rispetto alla dimensione nazionale», una risposta a quanti (da Olivi a Nicoletti) hanno chiesto che il giudizio sul governo Renzi e le riforme diventi una discriminante al congresso. «L’esame di renzianità è fuori tempo massimo», taglia corto Luca Paolazzi, «Renzi è il segretario del Pd e le riforme non sono le migliori possibili ma l’Italia le attendeva da anni e sono un patrimonio di tutti gli iscritti e degli italiani». Bozzarelli ricorda che alla prima Leopolda - correva l’anno 2010 - «eravamo in tre, io, Sara Ferrari e Vanni Scalfi. Un anno dopo erano quasi tutti renziani». Sul renzismo si capisce che nel gruppo giovani ci si divide. Oggi però è il giorno della mossa: «Abbiamo una candidatura forte, autorevole e responsabile, che diventerà maggioritaria», azzarda Iori. «Basta con la storia delle marionette manovrate da padrini politici», chiosa Bozzarelli, «è la cosa più semplice da dire per screditare un giovane». E Paolazzi avverte: «Non abbiamo 15 anni, ne abbiamo 30. Amministriamo nei Comuni, siamo governativi e responsabili, perché il Pd è per definizione partito di governo». Ora la palla torna ai big.













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