Concorsi per i precari, pressing di Rossi

Il governatore lunedì incontra la ministra Giannini: sul tavolo anche la norma per garantire i fondi statali all’ateneo


di Chiara Bert


TRENTO. Concorsi riservati per i precari della scuola in Trentino e fondi statali per l’Università. È corposo e delicato il dossier che il governatore Ugo Rossi discuterà lunedì con la ministra Stefania Giannini, in arrivo a Trento per una due giorni, domani al Castello del Buonconsiglio per un convegno dedicato a Bruno Kessler e lunedì in sala Depero per la prima edizione del Forum spaziale internazionale.

I due fronti sono aperti da tempo. Il primo, la scuola, è sotto la lente di ingrandimento dopo il risultato del recente «concorsone», che tra vincitori e idonei non ha coperto tutte le cattedre vacanti: la Provincia ha messo a concorso 477 posti di ruolo (di cui 110 sul sostegno), prevedendo l’ingresso di altri 123 docenti dichiarati idonei da far entrare nella scuola nei tre anni successivi. Che fare dei posti rimasti vacanti? «Faremo altri concorsi», hanno detto al Dipartimento della conoscenza. Ma anche in Trentino è aperto il problema dei precari abilitati (Pas e Tfa) che lavorano da anni nella scuola ma che come tutti gli altri hanno dovuto fare il concorso. Molti di loro non l’hanno superato.

E così la Provincia pensa a una «soluzione trentina», in attuazione - ha spiegato ieri il presidente della Provincia, che è anche assessore all’istruzione - di un ordine del giorno approvato dal consiglio in occasione del via libera alla riforma trentina della «Buona scuola». «La nostra richiesta alla ministra Giannini - ha confermato Rossi - è di verificare la possibilità che si approvi una norma di attuazione che consenta alla Provincia di bandire dei concorsi riservati per coloro che hanno lavorato in Trentino come precari e che si sono formati sul territorio. Un sistema più tarato sulle necessità del nostro personale». Una via che era stata esclusa prima del concorsone, tra la rabbia dei precari, perché giudicata impraticabile, e che ora si riaffaccia ma ha bisogno di una norma scritta nello Statuto: concorso riservato o, in alternativa, un corso-concorso che valorizzi chi è già abilitato e insegna da anni. «Serve una norma chiara - aveva spiegato il governatore - per non incappare in ricorsi, per restringere il campo a coloro che dovranno rifare il concorso, vedremo se con un meccanismo di riserva o con un punteggio che valorizzi il lavoro fatto».

L’altro capitolo che il governatore affronterà con la ministra riguarda l’ateneo, e in questo caso l’obiettivo della Provincia è una correzione di rotta nell’applicazione finora data alla norma di attuazione (che ha delegato alla Provincia la competenza sull’Università di Trento), che ha parzialmente escluso l’ateneo trentino dalla ripartizione dei fondi statali. La battaglia per accedere ai fondi del ministero è in atto da fine 2012 ed è approdata anche al Tar. Il contenzioso è poi stato sospeso a fronte dell'apertura di un tavolo con il Ministero dell'Università, ma a impedire lo sblocco è stato fin qui - come spesso accade - il Ministero dell'economia. Il rettore Paolo Collini la scorsa primavera si era mostrato prudentemente ottimista: «C'è una bozza di accordo quasi definitiva sull'interpretazione della norma e nel frattempo Trento è stata inserita negli ultimi decreti sui fondi incentivanti». Ma la cautela è d'obbligo e per questo il governatore punta a chiudere la partita con Giannini. Le norme di attuazione con cui la Provincia ha scambiato sacrifici finanziari con competenze, come nel caso dell’ateneo, non sempre sono state applicate dal ministero con un risultato positivo. «I conti che cinque anni fa andavano benissimo, nel nuovo contesto di finanza pubblica non tornano più», aveva detto tempo fa Ugo Rossi. Lo dimostra la recente battaglia tra Provincia e studenti sulle risorse per le borse di studio.

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