«Con l’Euregio degli atenei l’università sarà più forte»

La rettrice Daria de Pretis spiega il senso dell’accordo che verrà firmato domani:. «Più facile accedere ai fondi per la ricerca e nuove mete Erasmus per gli studenti»


di Giulia Merlo


TRENTO. Prove di Euregio per le tre università di Trento, Bolzano e Innsbruck. I tre rettori firmeranno domani ad Alpbach, in occasione della Giornata del Tirolo, l’accordo quadro per la cooperazione transfrontaliera tra i tre atenei. Presenti per l’occasione saranno anche la ministra dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza e del ministro per la Scienza e la Ricerca del Governo federale austriaco Karlheinz Töchterle. La rettrice dell’ateneo trentino, la professoressa Daria de Pretis, si è detta entusiasta e fiduciosa del fatto che l’accordo “incrementerà ulteriormente le sinergie tra gli atenei dell’Euregio”.

Che cosa sancisce l’accordo?

L’accordo contiene una parte programmatica, che fissa le linee guida per lo sviluppo della ricerca e della didattica nelle tre università dell’Euregio, e una parte più operativa, che getta le basi per una collaborazione strutturata tra atenei.

Qual è l’obiettivo di questa collaborazione transfrontaliera?

L’idea di base è quella di mettere in comune le forze di tre atenei, che si riconoscono in una visione comune di didattica e di ricerca. Da una parte si incrementerà il network tra università, favorendo i contatti tra docenti e ricercatori, dall’altra ci si propone di lanciarsi all’esterno come rete e non più come singoli atenei.

Più concretamente, quali saranno le ricadute pratiche?

Il vantaggio di proporsi come una rete internazionale è quella di poter accedere ad ulteriori fondi europei per la ricerca, il cui requisito base è proprio la sinergia tra atenei di diversi Stati. Dal punto di vista dello studente, poi, questo accordo renderà possibile istituire nuove mete Erasmus, e consentirà di costruire nuovi percorsi di studio riconosciuti dai diversi atenei.

L’università italiana regge il confronto con quella austriaca?

Sicuramente sì, i nostri studenti eccellono all’estero e hanno dimostrato sempre un’ottima preparazione. In Italia, purtroppo, il problema è la fuga di cervelli, che sta proprio ad indicare come i nostri giovani abbiano una preparazione che nulla ha da invidiare a quella offerta dalle università straniere.

Quali sono le lingue scelte per l’accordo?

Le lingue parlate in Tirolo sono l’italiano e il tedesco, e in queste è redatto l’accordo. Dal punto di vista della didattica, sarebbe però bello poter introdurre il trilinguismo, aggiungendo l’inglese che è ormai la lingua della ricerca, già presente nel corso di studi dell’università di Bolzano.

Oltre che ricerca e didattica, l’accordo affronta anche il tema del lavoro per i futuri laureati dell’Euregio?

Il placement per i laureati è la grande priorità dell’ateneo trentino e, anche se l’accordo non se ne occupa specificamente, ho fondato motivo di ritenere che quella del lavoro sarà una delle prospettive future di sviluppo del network che stiamo creando.

L’Euregio politico esiste ancora solo sulla carta, si può dire che l’università sia riuscita dove la politica è rimasta indietro?

Sicuramente l’idea di creare un legame forte sull’asse del Brennero è qualcosa che sta dando ottimi risultati per le tre università. Quanto a capacità di creare rete, si può dire che stiamo davvero anticipando la politica.













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