Coltiva cannabis per curarsi Trentino finisce a processo 

L’imputato: «Avevo paura di comprarla dagli spacciatori e costava troppo» L’assessore Zeni sentito come teste: «In farmacia ora c’è e noi integriamo la spesa»


di Luca Marognoli


TRENTO. I dolori lancinanti a un braccio gravemente ferito in un incidente stradale e l’inefficacia delle terapie tradizionali lo avevano spinto a cercare un sollievo nella cannabis. Ma per paura di procurarsela dagli spacciatori e per i costi elevati della sostanza, aveva deciso di fare da solo, coltivandosela in casa. Finché i carabinieri non l’avevano denunciato, l’estate di un anno fa. Nella sua abitazione i militari avevano trovato 23 piante di marijuana, una serra idroponica, con un sistema di illuminazione e irrigazione artificiali, e 140 grammi pronti all’uso.

L’uomo è così finito a processo, ma ieri in aula ha raccontato la sua storia e le difficoltà incontrate per procurarsi i preparati a base di cannabis che riuscivano ad alleviare quegli spasmi, talmenti forti - ha detto - da costringerlo a notti insonni e a non permettergli di consumare un pasto senza vomitare. Le terapie non lo aiutavano procurandogli invece effetti collaterali di difficile sopportazione. Da lì la decisione di ricorrere al potere antidolorifico della cannabis. «Inizialmente pensavo fosse un sollievo temporaneo», ha detto in aula. «Invece gli effetti positivi non sono spariti né si sono affievoliti come era accaduto con i farmaci che mi avevano prescritto».

Il costo di reperimento della sostanza però era proibitivo per l’uomo: «Fino all’agosto 2016 il Servizio sanitario provinciale non forniva preparati a base di cannabis, come invece ora avviene: era possibile procurarla fuori provincia affrontando costi per me improponibili, dai 22 ai 36 euro al grammo». La vicenda da sanitaria si è trasformata anche in giudiziaria, dopo la perquisizione domiciliare dei carabinieri e il sequestro della coltivazione.

L’uomo si è quindi rivolto all’avvocato Fabio Valcanover, che ne ha assunto la difesa, e al dottor Vidmer Scaioli, specialista dell'Istituto neurologico Carlo Besta di Milano: quest’ultimo gli ha prescritto preparati a base di cannabis, che però l’imputato ha detto di non essere riuscito ad ottenere in Trentino. «Mi sono rivolto ad una farmacia di San Carlo, in provincia di Ferrara: mi hanno inviato i preparati al prezzo di 330 euro per 10 grammi. Ha poi appreso che «la gratuità del servizio è condizionata alla prescrizione di uno specialista dell’Apss», ma «in particolare questa estate ho incontrato serie difficoltà a trovare preparati a base di cannabis tanto che ho dovuto telefonare a gran parte delle farmacie trentine». E a quel punto è toccato al’assessore alla salute, Luca Zeni, presente in aula, spiegare come «la Provincia integri la spesa di chi abbia le ricette per acquistarla in farmacia, dove ora è possibile trovarla» Il dottor Scaioli, ultimo teste, ha detto di seguire oltre 200 pazienti in tutta Italia con queste patologie e ha aggiunto di sapere che un certo numero è ricorso alla autocoltivazione (vietata dalla legge, come lui ha loro ricordato) per difficoltà di accesso ai farmaci, per non interrompere il percorso terapeutico e per una questione di costi». L’udienza rinviata al 15 dicembre per discussione e sentenza.













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