Ci vorranno tre anni per liberare i boschi dagli alberi caduti 

La Provincia sta pianificando gli interventi, ma il problema sarà trovare aziende trentine che lavorino tutto quel legno


di Maddalena Di Tolla Deflorian


TRENTO. Alessandro Wolynski, direttore dell’Ufficio pianificazione, selvicoltura, economia forestale della Provincia di Trento è preoccupato. I tecnici forestali e del Servizio Bacini montani sono al lavoro da settimane, perlustrando il territorio provinciale, per capire l’entità del danno e le conseguenze dell’evento meteorologico eccezionale di fine ottobre, il più pesante degli ultimi 150 anni, secondo gli esperti. Una notizia recente è stata diffusa nei giorni scorsi da un comunicato della Provincia: si stima che si siano formate potenziali aree di distacco di valanghe per circa 4900 ettari, su circa 3950 aree. Il territorio è stato trasformato e lo è stato, repentinamente, anche il mercato del legname. Spiega Wolynski “Stimiamo che siano stati abbattuti almeno tre milioni di metri cubi di alberi, contro i 500.000 metri cubi che annualmente si prelevano, normalmente, in Trentino. Ci vorranno almeno tre anni per togliere dai boschi il legname abbattuto. L’urgenza di sgombrare è data dal rischio di diffusione di patogeni, come il bostrico, che potrebbero velocemente attaccare le popolazioni sopravvissute e le piante in piedi”. Il problema, spiega, sarà trovare le imprese di esbosco e le segherie che lavorino tali quantità. “Oggi si prelevano annualmente 500.000 metri cubi lordi di legname– illustra - se ne lavorano netti 300.000. Serviranno ditte da fuori. Per quanto riguarda l’utilizzo invece, diciamo che le segherie trentine lavorano annualmente in media 800.000 metri cubi, comprando quindi legname da fuori regione. Possono dunque aumentare l’ acquisto di legname trentino schiantato, speriamo lo facciano, la disponibilità formalmente di collaborare è stata manifestata”. Tuttavia, negli incontri con i residenti organizzati in Vigolana (zona colpita seppure non in modo severo) nei giorni scorsi, proprio su questo tema, emergeva che grande disponibilità finora non è stata concretizzata. Wolynski spiega un altro aspetto critico. “Un’asta normale si svolge per lotti di legname di circa mille metri cubi – argomenta - Qui parliamo di quantità dieci volte superiori. Al prezzo attuale di circe 35 euro al metro cubo (in piedi) da anticipare, questo per le imprese sarà un problema finanziario”. In un mercato cambiato all’improvviso, con prezzi calati e quantità aumentate, nessuno azzarda mosse poco ragionate, insomma.

Le zone più colpite dall’evento sono le valli di Fiemme e Fassa, ma anche Valsugana e Tesino, Primiero, Pinetano, il territorio degli Altipiani Cimbri. Fenomeni rilevanti si sono avuti anche a Folgaria, Terragnolo, in Val di Ledro, in Rendena e Giudicarie. Entro il mese di gennaio – annuncia la Provincia - sarà completato un piano di intervento che comprenda recuperi e ripristini.













Scuola & Ricerca

In primo piano