Chiede un prestito trova tassi da usura: interessi al 50%

Una donna ottiene 3 mila euro da una società. Rate pagate ma le chiedono altri 2200 euro: denuncia al Codacons


di Giuliano Lott


ROVERETO. Per un microfinanziamento da tremila euro si è ritrovata “incravattata” da una società che ora le chiede di saldare interessi per una cifra quasi pari a quella del prestito iniziale. La donna, che aveva bisogno di quella somma per far fronte alle esigenze quotidiane di una famiglia numerosa e un marito con gravi problemi di salute, si è rivolta al Codacons, che ora minaccia l’esposto alla Procura per applicazione di tassi d’interesse da usura.

La vicenda è iniziata nel 2007, quando la signora si rivolse a una finanziaria milanese ottenendo il prestito di tremila euro. Il piano di ammortamento prevedeva le prime tre rate mensili da 100 euro l’una, che dal quarto mese in poi diventavano 175 fino all’estinzione del debito. La signora ha pagato con regolarità, versando ogni mese la cifra pattuita. A settembre 2011 paga l’ultima rata, coprendo così la cifra erogata dalla finanziaria, più 300 euro di interessi pattuiti. Ma a questo punto la finanziaria le comunica di aver applicato per ogni rata gli interessi - del 17% per i primi mesi, fino al 50% per le altre scadenze - e chiede la restituzione di ciò che le spetta. Il conto è di 2200 euro, oltre alla somma già versata. Vale a dire che a fronte di un prestito di 3000 euro la donna avrebbe dovuto restituirne - attraverso le rate - 5500, quasi il doppio della cifra iniziale.

Ritenendo di aver pagato a sufficienza, si rivolge al Codacons, che tramite il suo ufficio legale esegue i calcoli sulle somme pagate e constata che il tasso di interesse richiesto dalla finanziaria è inesigibile: a parere del Codacons si tratta di un interesse usurario, e con queste premesse risponde alla finanziaria invitandola a recedere da ogni ulteriore pretesa. la società intanto si è rivolta a un’agenzia di recupero crediti. La quale, per costringere la signora a saldare le presunte pendenze, le invia più solleciti di pagamento. Il Codacons risponde, per conto della signora, che il debito è ormai estinto e che la cliente ha già pagato il dovuto, interessi compresi. Ma per la finanziaria la vicenda non è finita qui. Infatti arrivano altri solleciti, ai quali il Codacons ribatte con lo stesso tenore: nulla è dovuto, il debito è stato già pagato. La pretesa di denaro non cessa, così il Codacons minaccia di rivolgersi alla Procura per segnalare il tasso d’interesse eccessivo. Con il 50% di media, le cifre richieste sarebbero ben superiori a quello che è considerato il tasso soglia dell’usura. Per calcolarla, bisogna tenere conto del Tegm (il tasso effettivo globale medio): l’interesse, secondo le ultime modifiche di legge, risalenti al maggio 2011, non deve mai superare il limite di una volta e mezzo il Taeg. Nel caso della donna roveretana, comunque, il tasso parrebbe superato di parecchio.

Il contenzioso rimane aperto: sia la finanziaria che l’agenzia di riscossione a cui si è rivolta non hanno manifestato la volontà di rinunciare. Se le pretese continueranno, il Codacons è pronto alla battaglia.

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