Chico Forti, qualcosa si muove Di Maio chiama l’ambasciatore  

Trento. Si è mosso il ministro degli Esteri Luigi Di Maio in prima persona per Chico Forti, il surfista trentino condannato all’ergastolo per omicidio e detenuto negli Stati Uniti da oltre 20 anni,...



Trento. Si è mosso il ministro degli Esteri Luigi Di Maio in prima persona per Chico Forti, il surfista trentino condannato all’ergastolo per omicidio e detenuto negli Stati Uniti da oltre 20 anni, del cui caso si è occupata di recente anche la trasmissione Le Iene. Il ministro Di Maio ha svolto ieri una videoconferenza con l'Ambasciatore d'Italia a Washington, Armando Varricchio, per un aggiornamento sulla situazione. Di Maio, assistito dal direttore generale per gli Italiani all'estero Vignali e alla presenza di funzionari del ministero della Giustizia, ha fatto il punto sulle azioni che si stanno portando avanti in favore di Chico Forti, condannato da un Tribunale della Florida nel 2000 alla pena dell'ergastolo e rispetto al quale il ministro e la Farnesina continueranno a mantenere massima attenzione e impegno.

Chico Forti, che nei giorni scorsi ha compiuto 60 anni, di cui 21 trascorsi nelle carceri statunitensi, era stato condannato nel 2000 dal Tribunale di Miami per l’omicidio di Dale Pike, ucciso il 28 febbraio 1998 e ritrovato cadavere 24 ore dopo sulla spiaggia di Sewer Beach. Dale era il figlio di Tony Pike, padrone del celebre Pike Hotel di Ibiza, con cui Forti stava trattando la vendita dell’albergo che fu il “tempio” della movida negli anni Ottanta. Sarebbe stato proprio questo affare, secondo l'accusa, il movente dell'uccisione di Pike, che secondo la Procura di Miami si sarebbe opposto alla vendita della proprietà da parte del padre, affetto da demenza e non in condizioni di trattare lucidamente quel tipo di transazione.

Nel mirino dell'accusa finì il rapporto tra Forti, che dopo una consistente vincita a Telemike si era trasferito negli States lavorando come produttore televisivo, e Thomas Knott, pregiudicato per truffa, che insieme a Forti pochi mesi prima del delitto avrebbe acquistato un'arma dello stesso calibro di quella che sparò due colpi sulla nuca a Pike.

Chico Forti, per contro, si è sempre dichiarato innocente e le tante iniziative a suo favore hanno evidenziato come molti aspetti delle indagini si siano rivelati controversi, e alcuni elementi a suo discarico sarebbero addirittura stati ignorati.

Come è noto, gli Stati Uniti sono sempre stati molto rigidi sul diritto all’estradizione (emblematico il caso di Silvia Baraldini) ma sotto la pressione mediatica rinvigorita nei mesi scorsi grazie alla grande eco avuta dal servizio sui Le Iene, che ha reso popolare la vicenda di Forti, le speranze di riportarlo in Italia sono aumentate, ed ora si registra anche l’intervento diretto del ministro degli Esteri Di Maio, che pare andare nella stessa direzione.















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