Chiara, l’estremista del dialogo 

Trento. Una donna “straordinariamente ordinaria” che ha declinato a 360 gradi la “spiritualità dell’unità”, contagiando la Chiesa, le culture, l’economia, il dialogo interreligioso, il dialogo...


Gianfranco Piccoli


Trento. Una donna “straordinariamente ordinaria” che ha declinato a 360 gradi la “spiritualità dell’unità”, contagiando la Chiesa, le culture, l’economia, il dialogo interreligioso, il dialogo ecumenico, la politica, il sociale. In sintesi estrema: le relazioni umane.

È questa la figura di Chiara Lubich tratteggiata dalla presidente del Movimento dei Focolari, Maria Voce, e soprattutto dal presidente della Repubblica. L’intervento di Sergio Mattarella non era previsto, ma ieri pomeriggio, a conclusione della celebrazione ufficiale per il centenario della nascita di Chiara Lubich, ha preso la parola: per quattordici minuti, con profondità e intensità rare, il Capo dello Stato ha ripercorso le peculiarità del pensiero e della spiritualità della fondatrice del Movimento. Con una sottolineatura: la conoscenza personale e la frequentazione di Igino Giordani, “Foco”, uno dei padri costituenti e persona vicinissima a Chiara Lubich, oltre che pilastro del Movimento cattolico.

Il centenario

Il Centro Mariapoli di Cadine, dunque, ieri pomeriggio ha ospitato l’evento clou del centenario. Non un convegno, ma un incontro articolato come uno spettacolo, dove le testimonianze di chi ha conosciuto Chiara Lubich o di chi si è lasciato trasportare dal suo carisma hanno avuto un ruolo centrale. Nella sala Marilen, oltre a Mattarella (arrivato puntualissimo alle 16), il presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti, il collega Bolzanino Arno Kompatscher, il sindaco di Trento Alessandro Andreatta, il vescovo Lauro Tisi. Tra il pubblico volti e colori da tutto il mondo. Presente anche l’imam della comunità islamica trentina, Aboulkheir Breigheche.

Il movimento

Sono passati quasi 80 anni da quando Chiara Lubich, sotto le bombe della seconda guerra mondiale, si promise a Dio fondando il primo focolare. Oggi il Movimento è presente in 182 paesi del mondo e conta 110mila membri e 2 milioni di aderenti, decine di migliaia non di fede cristiana. Un’opera che continua incessante anche e soprattutto oggi, tempi di forte conflittualità sociale e politica: «A questa società che sembra senza radici e senza meta, occorre rispondere con radicalità, con l’”estremismo del dialogo”. Un dialogo che richiede il massimo di coinvolgimento, che è rischioso, sfidante, che esige una “cultura della fiducia” che punta a recidere le radici dell’incomprensione, del sospetto, della paura, del risentimento», ha detto Maria Voce.

Le testimonianze

Un dialogo vissuto nella quotidianità. Come quella di Arthur e Florence, medici congolesi. Avevano una vita agiata, ma spinti dalla spiritualità e dalla radicalità di Chiara Lubich, hanno scelto di dedicarsi all’insegnamento delle buone pratiche mediche nella repubblica democratica del Congo per estirpare la piaga della mortalità infantile: migliaia di chilometri percorsi ogni anno (anche in canoa) per formare il personale sanitario. Un’economia nuova è possibile se diventa “economia di comunione”, dove il profitto non è l’unico obiettivo: lo hanno testimoniato Lawrence Chong, manager di Singapore, e Stanislav Lencz, manager slovacco. 16 anni fa hanno fondato un’azienda che si occupa di innovazione ed è presente in molti paesi: «Dare soldi ai poveri singolarmente non è sufficiente, è necessario ricoprire ruoli di influenza, per riscrivere le regole e le pratiche dell'economia in tutte le sue forme, per consentire l’inclusione, la crescita sostenibile e un'economia globale di comunione».

Dov’era Dio ad Auschwitz?

«Chiara ha tolto Dio dal banco degli imputati di Auschwitz: scopre che ad Auschwitz si era smarrito l’uomo e non Dio», ha esordito nel suo intervento il vescovo Lauro Tisi. «Chiara scopre che il Dio dei cristiani non ferisce ma è ferito e prende su di sè il dolore del mondo: e lì scopre che la rivelazione meravigliosa del Cristo abbandonato è che la forza dell’uomo si chiama perdono e abbraccio del nemico, che la vita passa per far esistere l’altro. Messaggio di attualità sorprendente per questa Europa che ha smarrito la gioia di scoprire l’altro come promessa, come regalo, come opportunità e sta scrivendo una storia di solitudine, fatta di individui che pensano che la libertà passi per avere come unico riferimento la propria voce, il proprio gesto, il proprio pensiero. Da quel Cristo abbandonato - ha aggiunto il vescovo - arriva un messaggio di attualità che va ben oltre il confine dei credenti».

Tanti messaggi, tante testimonianze che raccontano di una donna capace di raggiungere i mille rivoli che alimentano il mondo e l’umanità. Un’eredità che oggi il Movimento (e non solo) vuole continuare a portare nel mondo, alla ricerca dell’”estremismo del dialogo”.

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