Centri commerciali: la Provincia di Trentobocciata dall'autorità per la concorrenza

Con un recente provvedimento l’Autorità della concorrenza ha definito «ingiustificate» le limitazioni di cubatura imposte dall’assessore Olivi. In pratica il Trentino non può stabilire dei limiti di costruzione dei centri commerciali a prescindere da dove essi verranno realizzati



TRENTO. Il percorso ad ostacoli che sta costellando la realizzazione del nuovo centro commerciale di Lavis (prima bloccato dalla giunta e poi «sbloccato» - sebbene in via provvisoria - dal Tar) registra oggi un nuovo colpo di scena. Con un recente provvedimento l’Autorità della concorrenza ha definito «ingiustificate» le limitazioni di cubatura imposte dall’assessore Olivi.
La norma di salvaguardia è quella recepita nella vigente legge sul commercio (in via di complessiva riforma) attraverso un emendamento al disegno di legge sulla semplificazione urbanistica approvato in febbraio dal Consiglio provinciale. Che cosa prevede quella modifica? Che in attesa che entri in vigore la riforma dell’attività commerciale (che sancisce forti limitazioni alla realizzazione di nuovi centri commerciali) i nuovi insediamenti in fase di costruzione non potranno superare i 1500 metri quadrati nei comuni con meno di 10 mila abitanti. Una norma ad hoc, scritta su misura per fermare il contestato centro commerciale di Lavis in attesa che la riforma del commercio venga approvata dal Consiglio provinciale.
Ebbene, questa limitazione stride contro il principio della libera concorrenza. A sostenerlo è Antronio Catricalà, presidente della competente autorità, che nei giorni scorsi ha scritto al presidente Lorenzo Dellai comunicando la propria contrarietà rispetto alle decisioni assunte in sede provinciale.
L’Autorità garante della concorrenza, in sostanza, critica il fatto che la giunta provinciale abbia posto dei tetti rigidi all’apertura di nuovi centri commerciali «indipendentemente dalla loro effettiva localizzazione». Una linea - scrive l’organismo di controllo - «che appare costruire una barriera a priori che non trova giustificazione».
L’Autorità sottolinea la «portata potenzialmente restrittiva della concorrenza delle norme relative alla classificazione dei punti vendita in quanto le definizioni di strutture di vendita medie e grandi fornite dalla normativa provinciale, corrispondono a punti vendita di dimensioni inferiori rispetto alla medesima classificazione contenuta nella legge nazionale».
In pratica il Trentino non può stabilire dei limiti di costruzione dei centri commerciali a prescindere da dove essi verranno effettivamente realizzati. Le disposizioni della giunta (che mirano a contenere i grandi complessi per non soffocare le piccole botteghe e per contenere le speculazioni edilizie) appaiono contrarie anche alla famosa direttiva Bolkenstein sui servizi interni ai paesi dell’Unione Europea, con particolare riferimento al principio di proporzionalità.
Al termine del documento di censura, l’Autorità auspica che «le considerazioni suddette possano costituire oggetto di riflessione da parte della Provincia in occasione del prossimo riesame della normativa». Una bella doccia fredda per l’assessore al commercio Olivi che solo pochi giorni fa aveva dovuto incassare un pronunciamento sfavorevole da parte del Tar di Trento, adito dai costruttori di Area 51 che stanno realizzando il centro commerciale di Lavis. Il Tar aveva accolto la richiesta di sospensiva ritenendo di intravedere segnali di illegittimità nelle limitazioni di cubatura imposte dalla giunta.

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