Cassa in deroga: arrivano i fondi

Da Roma 1,6 milioni: ma basteranno solo per mille lavoratori Politiche del lavoro, anche enti e privati a fianco dell’Agenzia


di Paolo Morando


TRENTO. Basteranno per due-tre mesi, ma intanto ci sono. O meglio: sono in arrivo. Si tratta del milione e 640 mila euro che saranno assegnati dallo Stato al Trentino per finanziare la cassa integrazione in deroga (Cigd), seconda tranche degli ammortizzatori sociali dopo la prima di inizio anno relativa alla mobilità. La somma verrà destinata ai settori del terziario, dell’artigianato e dell’industria sulla base di criteri concordati con le parti sociali e formalizzati in un protocollo d’intesa, approvato ieri dalla giunta provinciale. Le imprese trentine potenzialmente interessate al nuovo finanziamento della Cigd saranno circa 250, per un migliaio di lavoratori. Il protocollo sarà ora sottoposto per la sigla a Confindustria, Associazione artigiani e piccole imprese, Unione commercio turismo, Confesercenti, Associazione albergatori, Cooperazione. Coldiretti, Cgil, Cisl ed Uil. L’importo è comprensivo di 350 mila euro per via dell’attivazione da parte dell’Ente bilaterale dell’artigianato dello strumento previsto dall'articolo 19 della legge n. 2/2009. Di qui l’accordo per la gestione delle risorse che saranno assegnate per garantire immediata operatività allo strumento della Cassa integrazione guadagni in deroga, non appena il decreto sarà pubblicato. L'accordo affronta anche il problema dei datori di lavoro che hanno fatto ricorso alla Cigd con riferimento alle figure degli apprendisti, per evitare il loro licenziamento: il protocollo prevede il superamento del limite delle 500 ore medie di utilizzo nel triennio precedente, sancito dall’accordo dell’1 febbraio scorso.

Sempre sul fronte lavoro, ieri la giunta ha approvato anche le “Linee per il potenziamento della rete provinciale dei servizi per il lavoro”, che consentiranno a soggetti pubblici e privati diversi dalla Provincia (società e agenzie, fondazioni, enti locali, patronati, associazioni datoriali e così via) di concorrere all’erogazione di servizi in favore di disoccupati, inoccupati e soggetti bisognosi di riqualificazione o di accompagnamento ad altre attività professionali. Per entrare a far parte della rete, affiancando così l’Agenzia del lavoro, i soggetti interessati (e in possesso di specifici requisiti) dovranno richiedere l'accreditamento a un apposito albo. Il modello di riferimento è la cooperazione reciproca tra le parti, sebbene in altri territori, come ad esempio in Lombardia, prevalga la scelta della messa in competizione tra pubblico e privato. In Trentino invece, ha spiegato il presidente Alberto Pacher, «rimarranno ferme sia la centralità delle strutture provinciali nello sviluppo della rete, sia la necessaria coerenza dell’azione di tutti gli operatori con gli indirizzi e gli obiettivi di programmazione fissati dalla giunta». La delibera definisce i requisiti per l’iscrizione all’albo, le procedure per l’accreditamento, le modalità di raccordo tra i soggetti della rete e tra la rete e il cittadino, i termini di durata, conferma, sospensione e revoca dell’accreditamento, le modalità di affidamento dei servizi per il lavoro, i progetti integrati per l’occupazione (prevedendo una collaborazione tra più soggetti accreditati, anche per attività formative) e la costituzione di nuclei tecnici di valutazione per la verifica di ammissibilità delle proposte progettuali.

Concretamente, le Linee approvate oggi istituiscono l'Albo, per iscriversi al quale sono fissati requisiti precisi: in generale, i soggetti richiedenti devono avere ovviamente una o più sedi in Trentino, conformi alle normative vigenti, essere connessi telematicamente con La Borsa Continua nazionale del Lavoro, garantire un'affidabilità economica e finanziaria (in caso di società) o il possesso di un Codice etico specifico (in caso di Fondazioni, Comuni o Comunità, Camere di commercio, enti bilaterali, patronati). Con l'iscrizione all'albo questi soggetti sono immediatamente tenuti a erogare una serie di servizi generali al cittadino. La Provincia, tramite l'Agenzia del lavoro, può affidare loro anche servizi di natura specialistica, da erogare a target precisi.

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