CasaPound, un voto per «far piangere i soliti moderati»

L’associazione sostenuta da Unitalia corre per la prima volta De Metri: «Chiamateci pure fascisti del terzo millennio»



BOLZANO. CasaPound si presenta per la prima volta alle elezioni politiche. In pochi anni l’associazione della destra radicale è riuscita a crearsi a Bolzano uno zoccolo duro di militanti. L’età media è bassa, ma non mancano innesti da altre esperienze della destra bolzanina, come Maurizio Puglisi Ghizzi, figura conosciuta dell’Msi, poi An, fino all’addio alla fondazione del Pdl, «cui non ho mai voluto aderire», come racconta il candidato al Senato nel collegio Bolzano-Bassa Atesina.

Consolidato anche il rapporto con Unitalia, che in queste elezioni «presta» due candidati alla lista per la Camera (Gianfranco Piccolin e Daniele Guzzonato) e soprattutto ha giocato un ruolo importante nella raccolta delle firme per il deposito delle liste.

CasaPound ha centrato l’obiettivo delle mille firme, a differenza di Fratelli d’Italia. «Che cosa ci aspettiamo da queste elezioni? Consolidare la nostra base e magari raggiungere una parte dell’elettorato del centrodestra moderato deluso», spiega Matteo De Metri, il bolzanino secondo in lista dopo il capolista Simone Di Stefano, romano, vicepresidente nazionale di CasaPound.

Ci sarà anche l’appello di voto al centrodestra moderato, ma CasaPound non glissa sulla propria natura. Scattano querele se li si chiama neofascisti? «Preferirei fascisti del terzo millennio, perché neofascisti mi richiama più una immagine legata agli anni Settanta. Comunque non mi sentirei male neppure in quella definizione», risponde De Metri. Medesimo discorso sui rapporti tra gruppo linguistici in Alto Adige: «Noi siamo quelli che hanno organizzato la manifestazione a favore dei monumenti fascisti. Vogliamo difendere la cultura italiana in Alto Adige, che è fatalmente legata al fascismo, visto che a quegli anni risale il radicamento della comunità italiana in Alto Adige. Siamo così e non lo rinneghiamo. Altrimenti ce ne staremmo a casa». Invece si stanno allargando, probabilmente riempiendo spazi lasciati vuoti.

«La campagna elettorale è solo una delle nostre attività e nemmeno la più divertente», spiega De Metri, «organizziamo attività tutto l’anno, ci sono i concerti, le cene, gli animalisti che organizzano sit-in davanti ai circhi, l’attività di CasaItalia. Siamo attivi dal 2008 e tra Bolzano e Laives saremo circa 300 persone». L’ultima uscita pubblica è stata la protesta durante la visita del ministro Elsa Fornero, nei prossimi giorni ci sarà una iniziativa sul Monte dei Paschi di Siena. Negli slogan non vanno per il sottile. I manifesti di questi giorni recitano: «Sei stato fin troppo moderato. Alle prossime elezioni falli piangere. Vota CasaPound».

Il programma politico «Una nazione» è riassunto in dieci punti, cui Puglisi Ghizzi aggiunge il tema dei diritti civili: «Siamo l’unica formazione di destra favorevole al riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali».

Tra i temi del programma da destra sociale, la sovranità monetaria, il congelamento unilaterale del debito pubblico italiano in mano a banche d’affari estere e fondi sovrani, un piano di rientro del debito pubblico attraverso la nazionalizzazione del settore Rc auto, autostrade e sottoscrizione di Btp esclusivamente nazionali. E ancora, viene proposta la chiusura delle frontiere europee «alle merci prodotte con concorrenza sleale da nazioni che hanno salari e stato sociale fermi al 1800, veto per l’ingresso in Unione europea ad altre nazioni, qualora non abbiano salari e stato sociale accettabile», referendum sui trattati europei e sugli accordi commerciali dell’Ue, una nuova Iri, «in grado di salvare le aziende e i comparti strategici», no a qualsiasi proposta di privatizzazione di Eni, Finmeccanica e Cassa depositi e prestiti.

Sull’immigrazione la linea è il «blocco dell’immigrazione intesa come sfruttamento di manodopera pagata con salari che gli italiani non vogliono più accettare». E infine, abolizione del Senato, da sostituire con una Camera del lavoro, abolizione del finanziamento pubblico alla politica, taglio dei parlamentari e delle loro indennità. (fr.g.)

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