Casa dei turchi e scherzo da prete

Un centinaio di persone per l’apertura, ma è stata rinviata senza darne notizia



ROVERETO. C’erano quasi un centinaio di persone assiepate sul ponte Forbato e all’inizio di Santa Maria già una decina di minuti prima delle 17. All’ora fatidica erano anche qualcuna in più. Perplessi, visto che all’interno di quello che pare l’accesso al palazzo noto come Casa dei Turchi si intravedevano dalla porta sbarrata macerie assortite, ma anche fiduciosi: magari si passa da un’altra parte... Invece non è successo niente. Alle 17 e 10 le battute iniziali hanno iniziato a incattivirsi. E i presenti a prendersela col giornalista in attesa assieme a loro: «C’era scritto sul tuo giornale stamattina». Hanno ragione. Ma c’era scritto anche sul programma cartaceo di Rovereto Estate e sul sito internet del comune fino a pochi giorni fa. E non sono arrivate rettifiche.

Il primo tentativo di avere certezze è naufragato miseramente: la delegazione partita per il vicino palazzo del Podestà pensando di interrogare l’Urp, ha trovato il portone del Municipio talmente chiuso che infilato tra i battenti spiccava ancora il bigliettino della guardia notturna. Evidentemente uscito l’ultimo impiegato nel pomeriggio di venerdì, fino a lunedì mattina non si arieggiano nemmeno i locali. Ci è voluta una telefonata all’agenzia che ha in vendita gli appartamenti per sapere cosa fosse successo.

Una quindicina di giorni fa, il sindaco ha chiesto di spostare la data dell’evento perché ieri aveva un impegno improrogabile. Peccato per i calendari già stampati e la pubblicità già fatta sull’evento, ma un sindaco può essere chiamato ad incarichi più alti di una «open house»: l’apertura alla pubblica curiosità del palazzo ristrutturato. Solo che ci teneva anche ad esserci, e quindi rinvio al prossimo 6 ottobre. Sul cartellone appeso alla facciata del palazzo, la data del 15 settembre (fissata già a giugno e da allora esposta lì) è stata coperta con una pecetta. Ma la comunicazione, sia pure nell’era dei tablet, dei cellulari e della frotta di addetti stampa, non è andata oltre. «Io arrivo apposta da Genova - dice Ferruccio Jöchler - perché in questo palazzo sono nato e ho vissuto fino ai 6 anni. Ero tra gli eredi ma lo abbiamo avuto quando eravamo troppo vecchi per pensare di farci qualcosa noi. Volevo vedere come lo avevano sistemato e sono qua. Siccome di Internet non mi fido, due giorni fa ho anche telefonato all’Ufficio Cultura: mi hanno dato conferma e sono partito. Mi dispiace, non so se il 6 ottobre ritornerò. Mi piange il cuore, ma pazienza».(l.m.)













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