Carne di cavallo, tracciabilità impossibile da provare

In Trentino l’anagrafe degli equini è gestita dalla Federazione allevatori Sono in totale 4.532 e non c’è distinzione tra quelli per il consumo umano e non


di Ivana Sandri


TRENTO. Carne di cavallo invece che carne di manzo, con le grandi marche coinvolte nell'allarme alimentare; una frode, ma anche pericolo per la salute: forse animali curati con il fenilbutazone, un antinfiammatorio vietato in Europa per gli animali destinati alla filiera alimentare, ma ammesso e diffusissimo - quasi l'aspirina per cavalli, una pasta utilissima in vari stati patologici e comoda da assumere per bocca - in quelli non destinati alla tavola. Secondo l'Istituto zooprofilattico della Lombardia e dell'Emilia carni equine sono state rinvenute nelle "Lasagne alla bolognese" della "Primia", in vendita nei supermercati Poli, e ne ha ordinato il ritiro immediato. A rendere possibili queste frodi sarebbe la non tracciabilità della carne (a livello europeo è previsto l’obbligo di menzionare il tipo di carne nei cibi pronti, ma non l’origine), e il fatto che l'anagrafe degli equidi non fa capo al Ministero della salute, ma a quello dell'agricoltura (in Trentino è gestita dalla Federazione provinciale degli allevatori): i registri in cui sono iscritti gli animali sono gestiti dagli allevatori, invece che dalla Asl veterinaria che si occupa della sicurezza alimentare. L'unico dato per il Trentino è il numero totale di equidi (4532), senza distinzione fra Dpa (destinati al consumo umano) e Non Dpa (non destinati al consumo umano), mentre a livello regionale ben 8701 equidi sono Dpa e solo 2712 Non Dpa.

La differenza? Notevole, perché i Non Dpa possono essere curati con farmaci pericolosi per la salute umana, mentre per i Dpasono permessi solo alcuni tipi di prodotti. I Non Dpa dopo la morte dovrebbero venir inceneriti, ma il costo (per un Norico la spesa è sui 700 euro) spaventa molti proprietari ed è motivo per registrare il proprio amico a 4 zampe come Dpa e avviarlo, alla fine della carriera sportiva o lavorativa, al macello. Il dottor Grasselli, presidente della Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva, spiega: «Nelle carni di animali inserite illegalmente all'interno della catena alimentare teoricamente è possibile trovare di tutto. Nel caso dei cavalli si va dai farmaci antinfiammatori agli antibiotici, dai cortisonici agli anabolizzanti». Per il ministro Balduzzi c'è la necessità di un'ordinanza in materia di anagrafe sanitaria degli equidi, perché «a causa della crisi del settore ippico, si sta verificando una diminuzione e in alcuni casi la cessazione dell'attività di numerosi impianti sportivi con la conseguenza che i cavalli non più impiegati in attività sportive potrebbero essere introdotti illecitamente nella catena alimentare umana».













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