«Cari docenti, i bulli dovete denunciarli»

L'appello del procuratore dei minori: «Aprite gli occhi, commettono reati»


Andrea Selva


TRENTO. «Cari professori e cari maestri, chiamiamo le cose con il loro nome: il “bullismo” spesso è un comportamento che configura reati gravi che voi avete l’obbligo di denunciare all’autorità giudiziaria altrimenti voi stessi correte il rischio di essere multati». Parole dure del procuratore Giancristoforo Turri, del tribunale dei minorenni, pronunciate di fronte a una platea di docenti che ieri hanno partecipato a un seminario sulla violenza nelle scuole. Non erano toni da magistrato inquisitore quelli utilizzati dal procuratore Turri, piuttosto sembrava l’appello di un padre di famiglia preoccupato per l’avvenire dei figli discoli, eppure i docenti non hanno gradito, sottolineando quant’è triste la scuola dove - per mantenere l’ordine - deve intervenire la magistratura come nel caso di un’intera classe denunciata (episodio emerso durante i lavori).

Aula magna del museo di scienze naturali, ore 9 del mattino. Il seminario è stato organizzato dalla provincia per fare il punto sul fenomeno del bullismo: al tavolo dei relatori - moderati dal funzionario provinciale Stefano Kirchner - c’è il professor Mario Pollo esperto romano di pedagogia, c’è la presidente dell’associazione prospettive Maddalena Boccagni, c’è il procuratore e poi ci sono Roberto Giacomelli e Carmine Furioso, vice questore e comandante dei carabinieri. Gli esperti spiegano come si origina il bullismo, quali sono le età a rischio (le più precoci), dicono che la situazione trentina non è particolarmente grave, che le famiglie devono fare il loro mestieri poi prende la parola il procuratore e lancia l’appello: «Altro che bullismo, questi sono reati. Se un ragazzino prende a botte un compagno io le chiamo lesioni, se gli impedisce di tornare a casa la chiamo violenza privata, se si fa consegnare ogni giorno la merendina siamo di fronte a un’estorsione. Non possiamo chiudere gli occhi» ha detto. «Parliamo di reati perseguibili d’uffico che gli insegnanti, se ne sono a conoscenza, devono segnalare all’autorità giudiziaria altrimenti devono essere a loro volta perseguiti: so che non è piacevole ma è così. Poi procederemo assieme per capire se ci sono gli estremi per aprire un’inchiesta e quali soluzioni è giusto adottare. La scuola deve educare sé stessa alla legalità perché ci sono insegnanti che, quando spiego queste cose, cadono dalle nuvole». Infine Turri ha aggiunto: «Con questo non voglio dire agli insegnanti di farsi più in là che me ne occupo io, si tratta di cooperare».

Il moderatore - Kirchner - ha commentato: «Che tristezza una scuola che deve chiede aiuto alla magistratura». Ma Turri ha chiarito che non si tratta di sfiducia nell’istituzione scolastica: «Siamo tutti d’accordo che prevenire è la cosa migliore, ma non sempre è possibile». E poi ha lanciato una proposta: «I ragazzi di età inferiore ai 14 anni non sono imputabili, noi possiamo capire se ci sono situazioni familiari dove bisogna intervenire, ad esempio per carenze educative, ma non ci possiamo spingere oltre. In questo caso è opportuno che la scuola, anche assieme a noi, stabilisca delle sanzioni interne che del resto sono previste dallo statuto degli studenti e delle studentesse».

Durante il dibattito è emersa poi la volontà di collaborare con la magistratura, sebbene il professor Pollo (di cui riferiamo a parte le posizioni) si sia detto favorevole a una scuola che svolge autonomamente il proprio mestiere, senza chiedere aiuto ai giudici. E nel corso del seminario sono emerse le nuove frontiere del bullismo: il cyber-bullism, violenza attraverso messaggini e nuove tecnologie in genere e la violenza che sempre più spesso si manifesta sui mezzi di trasporto pubblico. Proprio quelli che in città, nei mesi scorsi, in alcuni casi viaggiavano sotto scorta.













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