Il punto

Trentino, vendemmia 2025: qualità alta e bianchi protagonisti

Il direttore del Consorzio vini, Graziano Molon: «Un’annata positiva, nonostante il meteo ci abbia fatto penare a luglio. I rossi soffrono un momento difficile a livello nazionale, i consumatori si orientano su bianchi e bollicine, considerati più leggeri e adatti agli aperitivi. È una tendenza probabilmente passeggera, ma oggi incide sulle vendite»

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Il Trentino chiude la vendemmia 2025 con un bilancio più che positivo. La qualità generale viene valutata tra il 7,5 e l’8, con punte d’eccellenza nei bianchi a base spumante, mentre la produzione cresce dell’8-10% rispetto al 2024, raggiungendo circa 1,1 milioni di quintali d’uva.

«È stata un’annata positiva, nonostante il meteo ci abbia fatto penare a luglio con piogge abbondanti e temperature sotto la media», spiega il direttore del Consorzio Vini del Trentino, Graziano Molon.

La vendemmia, iniziata intorno a Ferragosto e conclusa verso il 16 settembre, è stata caratterizzata da una raccolta veloce e ben organizzata, resa necessaria dalle precipitazioni che rischiavano di compromettere la sanità dei grappoli.

La rapidità di intervento, sottolinea Molon, è stata possibile grazie alla stretta collaborazione tra tecnici delle cantine e viticoltori, sempre più connessi attraverso chat e bollettini meteo aggiornati in tempo reale.

«Oggi il lavoro di squadra è fondamentale: le indicazioni tecniche sui trattamenti e sulla raccolta permettono di agire con tempestività e garantire una qualità costante, nonostante un clima sempre più imprevedibile».

Il cuore della produzione trentina resta quello dei bianchi, che occupano circa il 70% dei terreni vitati. Chardonnay e Pinot Nero destinati alla spumantizzazione hanno registrato livelli qualitativi altissimi, grazie a maturazioni equilibrate e a una gestione attenta dei tempi di raccolta.

«Le basi spumante quest’anno sono di grande qualità, con uve sane e profumi intensi» conferma Molon. Buona anche la vendemmia dei rossi, soprattutto per Teroldego e Marzemino, che hanno mantenuto una qualità soddisfacente, anche se il mercato mostra segnali di debolezza. «I rossi - osserva il direttore - soffrono un momento difficile a livello nazionale: i consumatori si orientano sempre più su bianchi e bollicine, considerati più leggeri e adatti agli aperitivi. È una tendenza culturale e probabilmente passeggera, ma oggi incide sulle vendite».

Sul fronte internazionale pesa invece l’incertezza legata ai nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti sul vino, pari al 15%, che si sommano a un dollaro debole, con potenziali effetti negativi sull’export.

«Un dazio non fa mai bene, né a chi lo subisce né a chi lo impone» commenta Molon, aggiungendo che Bruxelles sta trattando per ottenere condizioni migliori per il comparto vitivinicolo europeo.

Nel complesso, il quadro che emerge è quello di un Trentino viticolo solido, capace di reagire con efficienza alle sfide del clima e del mercato grazie a un sistema organizzato e coeso». 













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