Capriolo in palio, mediazione fallita

I cacciatori: la legge non ci vieta di assegnare l'abbattimento come premio


Giuliano Lott


RONZO-CHIENIS. E' fallito il tentativo di mediazione del dirigente del Corpo forestale della Provincia, che aveva proposto di sostituire i due caprioli da abbattere con un viaggio. I cacciatori della riserva di Ronzo si sono irrigiditi sulla liceità del premio per la lotteria. La legge infatti non vieta di poter mettere in palio gli animali, se previsti nel piano di abbattimento, ma la regolarità formale dell'operazione non placa l'indignazione degli animalisti. Secondo i quali non conta tanto il rispetto delle norme, quanto invece l'aspetto etico del porre un animale da uccidere come premio di una lotteria, sia pure a scopo benefico.

In sostanza, non si può equiparare la vita di un animale ad un oggetto, tanto più che la fauna selvatica non è proprietà dei cacciatori ma della Provincia, che concede alle associazioni venatorie di provvedere allo smaltimento dei capi in esubero secondo un piano preciso. Il dirigente del Servizio faunistico, Maurizio Zanin (tra l'altro lui stesso cacciatore), rifiuta di prendere una posizione. «E' in gioco solo una questione di opportunità, sulla quale non sta a noi esprimersi, bensì alle parti in gioco». Ovvero, cacciatori contro animalisti, con le rispettive tesi.

Parafrasando senza troppa fantasia, la questione di opportunità si pone sulla scelta di mettere in palio i caprioli. Scelta, per l'appunto, legittima, ma che presta il fianco alle rimostranze degli animalisti, con l'Enpa di Antonio Russi in testa. Secondo i quali il premio animale, il trofeo di caccia, offende in maniera rozza la sensibilità verso la fauna selvatica e la sua tutela. A queste osservazioni però il dirigente provinciale Zanin non sa cosa rispondere. «Abbiamo appreso dell'esposto dell'Enpa dai giornali, ma per quanto mi consta sulle questioni evidenziate non tocca a noi esprimerci». A chi tocchi in sorte di dire l'ultima parola, però, non lo dice.













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