Caporalato e sfruttamento di 90 pakistani: a processo 

L’indagine della Procura e degli ispettori del lavoro. Il titolare della Green Service e  il suo vice facevano lavorare oltre 90 loro connazionali con orari impossibili, pagati 4 euro all’ora



Trento. Il controllo, in un capannone della ignara ditta che aveva commissionato il lavoro, arrivò all’inizio dell’estate del 2017. Gli ispettori del lavoro individuarono due persone, entrambe pakistane, intente a lavorare. Peccato che non risultassero nemmeno assunte. Da questo primo riscontro nacque un’indagine che portò a scoprire come nello stesso spazio lavorassero, in condizioni di semischiavitù, pagati circa quattro euro all’ora e con turni massacranti, oltre 90 pakistani.

Era accaduto che una grossa azienda di Aldeno aveva appaltato a una ditta trentina dei lavori di fascicolatura e rilegatura di libri, nell’autunno del 2016. La ditta trentina, non disponendo di personale a sufficienza per svolgere la commessa, aveva a sua volta subappaltato il lavoro a un’altra azienda, la Green Service, che aveva dunque facoltà di utilizzare gli spazi della prima appaltatrice di Aldeno.

Dopo la prima visita, gli ispettorato del lavoro interrogarono tutti i dipendenti, oltre 90, tutti pakistani, che confermarono di essere alle dipendenze della Green Service. Nello stesso contesto, precisarono i termini dello sfruttamento a cui erano sottoposti, con orari lunghissimi (fino a 27 ore consecutive) e retribuzioni bassissime, con 4 euro l’ora. Del fatto venne notiziata la Procura, che sotto la guida del sostituto procuratore Marco Gallina arrivò a denunciare il titolare della Green Service, il suo “secondo in comando”, un altro pakistano, che si preoccupava di reclutare la manodopera, e il titolare della ditta trentina subappaltatrice, ritenendolo datore di lavoro “de facto”.

Nell’udienza preliminare, davanti al gup Marco La Ganga, il legale dell’imprenditore trentino è riuscito a dimostrare che quello affidato alla Green Service non era un subappalto fittizio, ma un vero e proprio contratto di appalto. Gli oltre 90 lavoratori pakistani gestiti dalla Green Service lavoravano, è vero, nello stesso capannone di Aldeno in cui l’azienda trentina dispone di alcuni spazi, ma in una zona diversa. Inoltre iol titolare della dotta trentina aveva contatti solo con il titolare della Green Service e il suo vice. C'era dunque una concreta divisione di ruoli, e l'italiano ignorava che i lavoratori venissero sfruttati. Posizione confermata anche dal consulente del lavoro dell’azienda trentina: il contratto infatti stabiliva che i lavoratori reclutati da Green Service dovessero essere pagati con le stesse tariffe di cui avrebbero beneficiato se dipendenti diretti. Non solo: il titolare di Green Service doveva fornire prova dei pagamenti corretti, e lo fece in effetti, nei primi periodi dell’appalto. Poi smise, e sollecitato a dimostrare il trattamento economico dei suoi dipendenti, accampò varie scuse per sottrarsi al controllo. Così il giudice La Ganga ha rinviato a giudizio il titolare e il vice della Green Service, che andranno dunque a processo, assolvendo invece l’imprenditore trentino.













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