Cani nel letame, condannati in due

Rinchiusi in recinti senza cibo nè acqua. L'Enpa fa intervenire i carabinieri


Daniela Ricci


DRO. Ci sono voluti mesi di attesa e innumerevoli segnalazioni da parte di cittadini indignati e dell'Ente per la protezione animali, ma alla fine i proprietari di tre cani tenuti in condizioni terribili a Dro sono stati condannati per maltrattamento di animali a un'ammenda di 600 euro ciascuno. Il giudice che ha emesso il decreto penale di condanna ha ritenuto che la responsabilità degli imputati «emergesse agevolmente dallo stato degli atti».

Agli atti, oltre alla relazione di un'etologa e al verbale dei carabinieri della stazione di Dro, intervenuti nel luglio scorso in seguito alla denuncia dell'Enpa di Rovereto, c'erano delle foto che non lasciavano margini di interpretazione sullo stato in cui vivevano i tre cani (due adulti, maschio e femmina, e un cucciolo). I recinti in cui erano rinchiusi, posti vicino alla centrale di Fies, erano piccoli e luridi. Basti un particolare a descrivere la situazione: le zampe di uno degli animali affondavano in uno spesso strato di letame che era rimasto dal periodo in cui, in quello stesso recinto, era detenuta un povera mucca. Come non bastasse ai cani mancavano cibo e acqua.

Antonio Russi, presidente dell'Enpa di Rovereto, afferma di essere soddisfatto della sentenza contro i droati (un uomo, G.L. classe 1981, e una donna, F.L. del 1982), ma non può comunque dirsi contento. «Questo - spiega - è uno dei tanti, troppi casi di maltrattamento di animali che avvengono in Trentino». Il fatto di Dro, fra l'altro, non si è risolto del tutto, perché il giorno in cui i carabinieri si sono recati a Fies per sequestrarli e affidarli a cure più adeguate, i cani erano spariti. «Non voglio neanche pensare dove e come si trovano adesso, sempre che siano sopravvissuti», commenta Russi.

«In luglio - aggiunge - durante i vari sopralluoghi che ho effettuato a Fies insieme ad un'esperta in etologia e benessere animale dell'associazione Flama d'Anaunia, erano tenuti in condizioni insopportabili. Speriamo che la condanna serva da monito per chi crede di poter maltrattare impunemente degli esseri indifesi, perché noi, con l'aiuto delle forze dell'ordine, non lo accetteremo mai e agiremo sempre in loro difesa».













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