Il risarcimento

Braccio amputato in malga, 180 mila euro

L’allora presidente della società «Malghe e allevamento bovini di Pinzolo» condannato a 200 euro di multa e la trasmissione degli atti alla procura



TRENTO. Una provvisionale da 180 mila euro, la condanna dell’allora presidente della società «Malghe e allevamento bovini di Pinzolo» ad una multa da 200 euro e la trasmissione degli atti alla procura del l’eventuale azione penale contro il gestore della malga per lesioni colpose. Si è chiuso così ieri mattina il processo nato da un bruttissimo infortunio sul lavoro. Era il 17 ottobre 2014, quando un 26enne di Sant'Antonio di Mavignola, si vide strappare un avambraccio da un giunto cardanico mentre lavorava a malga Ritort, a Madonna di Campiglio.

Il ragazzo stava lavorando insieme al gestore della malga, socio della società "Malghe e ed allevamento bovini Pinzolo", allo svuotamento delle vasche di contenimento dei liquami dei bovini, usando una pompa di svuotamento con annesso giunto cardanico di proprietà della società. Pompa e giunto non avevano le protezioni di sicurezza previste e così quando il ragazzo si è avvicinato per agire sulle leve di regolazione della pompa, la manica della sua tuta da lavoro era rimasta impigliata nel giunto cardanico con la manica della tuta di lavoro.

A causa del violento strappo, l'arto destro del giovane veniva amputato di netto. Da qui la richiesta, da parte del suo avvocato, Andrea Antolini, di un risarcimento da 550 mila euro. A processo c’era finito il presidente della società (difeso da Mauro Bondi) con l’accusa di lesioni colpose. Come è finita lo abbiamo detto, ma ora si potrebbe aprire un nuovo capitolo di questa vicenda. Con l’eventuale azione penale nei confronti di chi gestiva la malga che era datore di lavoro del ragazzo e che si trovava con lui in quei terribili momenti. E si apre anche la causa civile.













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