Bottamedi lascia il Patt: «Darò voce ai veri autonomisti»

Dopo mesi di scontro interno, la consigliera (ex M5S) passa al Misto: «No alla linea filo Pd e Upt di Rossi e Panizza»


di Chiara Bert


TRENTO. Manuela Bottamedi ha deciso: lascia il Patt, dove era approdata 15 mesi fa dal M5S, lascia anche la maggioranza e in consiglio provinciale entra nel Gruppo Misto. La consigliera ha atteso il congresso di domenica al PalaRotari, dove ha dichiarato il suo voto per Corona e Ottobre, e ieri alle 16.24 ha spedito alle redazioni una mail dove spiega la sua scelta: «Il congresso del Patt - scrive - ci ha consegnato una fotografia chiara: il 75% degli autonomisti ha scelto la linea Rossi-Panizza. Una linea democristiana, filo Pd e Upt, genuflessa alla sinistra e al centralismo romano, incapace di distinguersi dalle logiche dei partiti nazionali e incapace di dare risposte coraggiose alle domande dei trentini autonomisti». Parole durissime contro quello che è ormai il suo ex partito, con il quale da mesi era entrata in rotta di collisione.

Le prime crepe si erano registrate durante il dibattito sulla legge finanziaria, a dicembre, quando Bottamedi aveva firmato un'ottantina di emendamenti con il consigliere di Forza Italia Giacomo Bezzi: un asse maggioranza-opposizione mai visto sulla finanziaria e che aveva mandato su tutte le furie il governatore Ugo Rossi. Ma lei aveva continuato per la sua strada: votando (con Walter Kaswalder, anche lui in rotta con Rossi prima di siglare nei giorni scorsi l’accordo congressuale con Panizza) un emendamento dell'opposizione contro il taglio delle indennità ai segretari comunali. Poi aveva ingaggiato una battaglia personale con Rossi sul Marie Curie di Pergine. E ancora emendamenti, interrogazioni, poi l’astensione sul ddl per la Consulta. Infine il non voto in aula come segno di disagio. Il partito l’aveva processata a fine gennaio: «Paghi le quote che non ha mai pagato e rispetti la disciplina di partito». Ma i rapporti erano ormai rotti, e la scelta di Kaswalder di allearsi con Panizza ha fatto il resto.

«Un partito che non si occupa più di temi come la sicurezza, gli immigrati, la povertà dei trentini, la salute territoriale, i valori, l'identità e l'economia di una terra di montagna, può definirsi un partito autonomista e territoriale?», si chiede Bottamedi, «un partito che in fase congressuale tradisce i valori umani della lealtà e dell'onestà e vive di giochetti sporchi e tatticismi, può definirsi un partito autonomista? Voglio dare voce in consiglio a quel 25% di autonomisti che non si riconoscono, come me, in questo Patt di Rossi e Panizza. Lo voglio fare dai banchi del Gruppo Misto, poiché il mio ruolo istituzionale di consigliera mi impone di non creare imbarazzi alla maggioranza. Dai banchi dell'opposizione farò quello che il Patt attuale non mi ha permesso di fare: darò voce a quell'autonomismo vero, di centrodestra moderato, che oggi non è rappresentato».













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