«Bondone, la funivia per avere l’effetto paese»

trento. Funivia del Bondone, un progetto che va avanti da vent'anni e che sembra essere giunto a un punto di svolta. Tra i primi a elaborare un disegno che collegasse organicamente la città alla “sua”...



trento. Funivia del Bondone, un progetto che va avanti da vent'anni e che sembra essere giunto a un punto di svolta. Tra i primi a elaborare un disegno che collegasse organicamente la città alla “sua” montagna, vi fu all'inizio degli anni Duemila il Comitato per lo sviluppo integrato Trento-Bondone, presieduto da Paolo Monti, poi consigliere comunale Patt, e composto da Luciano Parisi, Marco Patton, Armando Benedetti e Luciano Selva. Nel settembre 2000 il comitato presentò all'allora sindaco Pacher e alle categorie economiche un progetto che prevedeva un collegamento scavato nella roccia tra Trento e Sardagna, che proseguiva fino a Vaneze via funicolare o cremagliera, per un costo di 35 miliardi di lire. Monti si dice speranzoso che il collegamento Trento-Bondone diventi realtà: «L'importante è che si faccia, cittadini e operatori aspettano da troppi anni».

Rispetto all'impianto pensato dal comitato, il progetto in via di definizione presenta alcune differenze, spiega Monti: «Oggi alcuni parlano di installare un ascensore che arrivi in Sardagna, altri di ricostruire la funivia, mentre noi proponevano un passaggio nella roccia. Ma non sono differenze sostanziali». Monti ricorda l'attivismo di quegli anni contro il Piano territoriale che avrebbe portato a un'ulteriore cementificazione del Bondone: «In consiglio comunale ci opponemmo a quel Piano, che pur essendo stato approvato andò a morire nel giro di pochi anni». La riqualificazione del Bondone passa, secondo Monti, attraverso una sua rinaturalizzazione: «Alcune aree, come Vaneze, richiederebbero un intervento drastico, perché sono in molte parti fatiscenti. Per anni si sono portati in Bondone ettari di cemento, parcheggi sotto-utilizzati, che hanno reso la montagna non attrattiva». Monti mette in evidenza come un abbattimento delle distanze con il Bondone potrà avere come conseguenza il rilancio del turismo e delle attività sportive nella zona: «Quando eravamo bambini eravamo abituati a impiegare ore per arrivare in Bondone. Accorciando le distanze, si potranno avvicinare i bambini della città agli spot invernali. Pensiamo alle potenzialità turistiche di una terrazza da cui ammirare le Dolomiti di Brenta».

Una decisione, quella di optare per la rinaturalizzazione e la “rinuncia” al cemento, che richiede coraggio, sottolinea Monti: «Va ripensato l'accesso al Bondone. Bisogna che il visitatore possa arrivare sulle piste direttamente da Trento in pochi minuti, per creare un “effetto paese” che abbia nella città il suo polo d'attrazione. D'altronde, salendo da Candriai si incontrano solo agglomerati di alberghi, molti dei quali vecchi, nessun “vero” paese». F.P.















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