stipendi d'oro

Bolzano difende le «super-indennità»

Pressing sul governo per blindare la giunta dal decreto Monti. Ossanna: «Mai parlato di aumenti». Ma Bezzi lo smentisce



TRENTO. «In Ufficio di presidenza del consiglio provinciale non abbiamo mai parlato dell’ipotesi che possano aumentare le indennità, al momento non c’è niente e da me non verranno proposte per alzarle». Lorenzo Ossanna, capogruppo del Patt e vicepresidente del consiglio regionale, ieri - incalzato anche durante l’Ufficio politico del Patt - ha negato che in Ufficio di presidenza del consiglio regionale sia mai stata ventilata l’ipotesi di interpretare la riforma Boschi (che fissa per i consiglieri regionali il tetto dell’indennità del sindaco del comune capoluogo di Regione, dunque Trento) facendo una media delle indennità dei sindaci di Trento e Bolzano. Con il risultato che l’indennità aumenterebbe di 500 euro lordi, invece di calare di 500. Conferma invece Giacomo Bezzi (Fi), che nell’Ufficio di presidenza rappresenta le minoranze: «Siamo stati informati dai funzionari ed eravamo tutti presenti. Non essendo il punto all’ordine del giorno, non si è votato nulla. Si è detto che se ne discuterà a referendum avvenuto». E un consigliere di opposizione conferma che la stessa interpretazione, «favorevole ai consiglieri», è giunta anche all’Assemblea delle minoranze.

In attesa del rientro del presidente del consiglio regionale Thomas Widmann (Svp), ancora all’estero, il tema indennità tiene banco anche a Bolzano, con la Svp che mette in campo un pressing sul governo per ottenere una deroga «speciale» alla riduzione dei compensi previsti dal decreto Monti del 2012 e mai attuati dalla giunta altoatesina.

Se ne è discusso ieri pomeriggio nel consiglio della Svp. Il parere del professor Giuseppe Caia, chiesto dalla presidenza del consiglio provinciale, sostiene che il decreto Monti vada applicato anche in Alto Adige: via libera dunque alla riduzione a 13.800 euro lordi dell’indennità del presidente Arno Kompatscher (che oggi guadagna 19.600 euro), al di sotto dei quali devono stare gli assessori. Ma il disegno di legge provinciale giace da mesi nei cassetti. Paradossalmente, il testo prevederebbe anche una indennità aggiuntiva per presidenti di commissione e capigruppo. Un po’ si taglia, un po’ si aumenta. Contro questa interpretazione il Gruppo per le autonomie al Senato, sollecitato dalla giunta, ha chiesto un parere al costituzionalista dell’Università di Trento Giandomenico Falcon. Ne va del rispetto dei poteri dell’autonomia speciale, è il leit motiv della Svp contro l’applicazione del decreto statale. Il capogruppo della Svp Dieter Steger (intervistato dalla radio della Rai di Bolzano) difende anche le cifre e annuncia il pressing sul governo: «No alla riduzione delle indennità della giunta. Il tetto previsto dal decreto Monti non è adeguato per impegni così qualificati. La presidenza del consiglio provinciale e i nostri parlamentari si sono impegnati a chiarire con il governo se i tagli siano obbligatori». Anche il senatore Karl Zeller, che sostiene il non obbligo di adozione del Monti, ha sempre dichiarato adeguate le attuali indennità, «proporzionate la peso delle competenze gestite dalla nostra Provincia». Ma il presidente trentino Ugo Rossi ha invece una indennità di 13.800 euro, in linea con il tetto imposto da Monti. Sul fronte consiliare, prosegue l’imbarazzo generale dopo le indiscrezioni trapelate sulla tentazione di aumentare le indennità. «Come potremmo presentarci in aula con una proposta di aumento delle indennità? Non è pensabile», assicura Helmuth Renzler, esponente dell’ala sociale della Svp. «Sarei contrario a un taglio e credo che si potrebbe evitare - puntualizza - ma nessuno di noi vuole un aumento». Peccato che se si prendesse a riferimento l’indennità del sindaco di Trento, come prevede la riforma Boschi, il taglio ci sarebbe: da 9800 a 8771 euro lordi al mese. Cinquecento euro netti in meno.

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