«Boicottiamo i bar con le slot machine»

Roncone, il monito del parroco in un’affollata serata sulla malattia da gioco con i medici di Ama e Sert. E un testimone


di Ettore Zini


RONCONE. Bisogna mettersi in gioco personalmente. La posta è troppo importante. E uno dei rimedi passa attraverso il boicottaggio dei bar e delle sale da gioco. «Nei bar dove ci sono le slot machines non bisogna consumare»: don Celestino Ritz, parroco di Roncone, organizzatore di una serata contro il gioco d’azzardo (la seconda in Giudicarie dopo Tione), non usa mezzi termini. La sua ha il sapore di una crociata. E - visto l’atteggiamento di uno Stato troppo indulgente con il gioco e la risposta tiepida data finora dalle istituzioni - deve essere il cittadino a fare da argine: esattamente come propone il nostro giornale, con la forza delle firme dei lettori si stanno muovendo anche altri protagonisti. Nell’auditorium delle scuole medie di Roncone c’erano 90 persone ad ascoltare il dottor Stefano Bertoldi (Ama), e lo psichiatra Alberto Porta (Sert). Un successo. Visto che, ad incontri di questo tipo, i partecipanti si contano sulle dita di una mano.

I dati presentati hanno messo a nudo una realtà impensata. Anche per i nostri piccoli paesi. Non dissimile dal resto d’Italia e della Provincia. Nel 2011 gli italiani hanno giocato 79,9 miliardi di euro: 1.600 euro pro capite. I primi nel mondo. Una cifra stratosferica che raggiungerà 100 miliardi a fine 2012. In Trentino, siamo al 15° posto, ma rapportando i dati al numero di abitanti precipitiamo al 6° con 1.652 euro a persona, sperperati nel gioco. Un quadro impietoso. Confermato anche, a livello giudicariese, da alcune anticipazioni di una ricerca dell’Università di Trento, avviata per la Valle dei Laghi, ma che ora sta confrontando anche i numeri del Chiese, della Rendena e della Busa di Tione. Le valli trentine non sono immuni dalla patologia del gioco. E questo, con la complicità attiva dello Stato, che «permette, sostiene e promuove il gioco d’azzardo». Una minaccia contro gli equilibri di numerose famiglie. Senza peraltro che l’amministrazione statale faccia la parte del leone negli introiti. Con un’imposizione fiscale al di sotto del 10%. «A guadagnarci – è stato spiegato - sono solo i concessionari e i gestori, non certo le casse dell’erario. Un’anomalia tutta italiana, con stati come Spagna e Francia (dove le giocate non superano i 20 milioni) che vanno in controtendenza, e sono impegnati a invertire il trend». A rendere ancora più interessante la serata, la testimonianza cruda di un giudicariese finito nel vortice del gioco. Che ora, con l’aiuto della famiglia e del gruppo Ama, sta cercando «di uscire da un incubo». Un demone - ha spiegato - capace di distruggere, non solo economicamente, una persona. «Mi sarei potuto comprare una grossa auto, con quanto ho lasciato nelle slot», ha detto, in un coraggioso outing pubblico. Una attestazione che ha convalidato le teorie dei relatori. Ha moderato l’incontro l’ex preside Severino Papaleoni.

Don Celestino Ritz ha lanciato un messaggio di speranza, ma ha anche invitato a contrastare questa piaga sociale. Qualcosa si muove. Ha detto. Ma c’è bisogno dell’impegno di tutti. L’incontro è stato preceduto da un cortometraggio girato da un gruppo di giovani di Roncone. Una pellicola su Tione, dove ogni giorno convergono centinaia di studenti.













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