Blitz di Filippin, coperti i poster anti-Bossi

Il leghista: «Gesto riparatore contro un'immagine di cattivo gusto»


Luca Marognoli


TRENTO. Da qualche giorno meditava di intervenire, irritato da quel fotomontaggio che ritrae Umberto Bossi trasformato in cagnolino, con orecchie da Chihuahua, sotto le scritte "Bossi salva Cosentino" e "ScodinzoLega". E ieri mattina il consigliere provinciale Giuseppe Filippin ha deciso che la misura era colma: bisognava intervenire. Ha fotocopiato - su carta verde - il simbolo del partito con Alberto da Giussano e l'ha attaccato sull'immagine sbeffeggiata del leader del Carroccio.

Un'azione dimostrativa, su cinque manifesti affissi in bella vista davanti al Consorzio dei Comuni. «Il cartellone è eticamente e politicamente poco corretto», spiega Filippin. «Siamo di fronte comunque a un voto segreto alla Camera, dare la colpa a un invito alla libertà di coscienza è sbagliato. Ho trovato l'immagine di cattivo gusto. Dimostra scarsa sensibilità nei confronti di una persona che ha subito anche delle vicende personali importanti. Il mio è stato un gesto di riparazione».

Il consigliere leghista è sorpreso che siano passati diversi giorni di silenzio assordante: «Mi ha lasciato perplesso che nessuno avesse sentito l'esigenza di dissociarsi pubblicamente, di condannare manifesti che non hanno nulla di politico. In altri tempi sarebbero stati coperti subito. Molti amici miei, anche vecchi leghisti, si erano detti impressionati che nessuno facesse nulla. Così ho deciso di agire personalmente, per far capire che la politica deve fare leva sulle qualità migliori della gente e non sui sentimenti retrivi. Mi beccherò una querela, pazienza». Filippin sottolinea però di «non avere voluto danneggiare un manifesto dell'Italia dei valori. Le scritte sono rimaste. Ma sull'immagine di Bossi ho messo quello che si merita: la croce celtica della Lega». Filippin bossiano invece che maroniano? «Una distinzione che non ha senso. Io sono un leghista».













Scuola & Ricerca

In primo piano