Bini Smaghi abbraccia il polo trentino delle Bcc

ChiantiBanca, che aveva fatto richiesta di uscita dal sistema, entra nella holding coordinata da Cassa Centrale Banca. Fracalossi: assieme faremo cose importanti


di Luca Marognoli


TRENTO. Un’adesione che suona come un’investitura. ChiantiBanca, l’istituto di credito toscano presieduto da Lorenzo Bini Smaghi, membro del board di Bce fino all’arrivo di Mario Draghi, ha scelto ieri di entrare nella holding coordinata dalla trentina Cassa Centrale Banca. Abbracciando e rafforzando il progetto di Giorgio Fracalossi di dar vita al secondo polo delle banche di credito cooperativo italiane, alternativo a quello romanocentrico di Iccrea. Una decisione che assume un’importanza ancora maggiore se si considera che ChiantiBanca era una delle tre Bcc che entro il 15 giugno avevano fatto richiesta di “way out”, cioè di uscire dal sistema del credito cooperativo - come consentito dalla riforma delle Bcc alle banche con patrimonio superiore ai 200 milioni di euro - trasformandosi in Spa e versando allo Stato il 20% delle proprie riserve, nel caso specifico circa 60 milioni di euro. Ieri a San Casciano Val di Pesa, in provincia di Firenze, l’assemblea dei soci (25 mila) ha deciso di non tradire la sua identità, “nel solco di una tradizione - recita una nota della banca toscana - che dura da oltre 100 anni”. Una scelta condivisa: 3.822 i voti favorevoli e solo due i contrari. Tre i vantaggi dichiarati dal presidente: “dare continuità al piano industriale; valorizzare il ruolo della banca, che sarà l’istituto più importante sotto il profilo dimensionale fra i partecipanti alla holding; sfruttare le sinergie che derivano dalla condivisione dello stesso sistema informativo”.

Bini Smaghi ha parole di grande apprezzamento nei confronti del suo omologo trentino: “Il legame con Ccb è forte e di reciproca stima e fiducia, e si è consolidato negli anni, anche personalmente con il presidente Giorgio Fracalossi. Insieme costruiremo un gruppo solido, efficiente e dinamico”.

E il numero uno di via Segantini non nasconde la sua «grande soddisfazione», svelando un retroscena: «Venerdì ci eravamo sentiti con il presidente Bini Smaghi e mi aveva anticipato la proposta che avrebbe portato in assemblea, alla quale spettava di deliberare. Lo ho ringraziato perché questa decisione ci dà ancora più forza e stimoli nel continuare nel nostro progetto. Se figure come lui decidono di venire con noi significa che il progetto è stato valutato attentamente».

Con ChiantiBanca - argomenta Fracalossi - «c'è un rapporto consolidato in tanti anni: loro usano i nostri servizi e il sistema informativo Phoenix, quindi credo che riusciremo a fare qualcosa di importante. Rappresentano la parte d'Italia, quella centrale, che è un punto di riferimento anche per il nostro progetto».

Ora tra gli addetti ai lavori si prevede l’ingresso di altre realtà cooperative, sulla scia di ChiantiBanca. «Martedì (domani, ndr) ci sarà l'assemblea di Federcasse dove non servirà ribadire decisioni già prese», afferma il presidente. «Si tratta invece di portare avanti progetti di collaborazione fra i due gruppi. Non può esserci conflittualità, anzi - visto il periodo - credo sia interesse di tutti portare avanti ragionamenti di buonsenso, per il bene dell’intero sistema del credito cooperativo. Credo che dopo martedì potranno esserci alcune ulteriori preadesioni».

Si parla di Alba, la seconda Bcc dopo Roma. «Noi rispettiamo le scelte di tutte le banche: questo credo sia la cosa più importante», commenta Fracalossi. «Anche il concetto di autonomia abbiamo sempre detto che varrà all'interno di un gruppo bancario cooperativo che avrà sue regole precise. Siamo arrivati a quasi cento banche, per la precisione a 97 (su 360, ndr), che hanno preaderito».

Come spiegare il cambio di orientamento di ChiantiBanca rispetto a sei mesi fa? «Era una delle tre Bcc che avevano manifestato l'intenzione di esercitare la way out assieme a Cambiano, un'altra toscana, che ha già deliberato, e Cassa Padana, che deve ancora formalizzare la decisione. Credo che per Chianti Banca l'uscire dal sistema avrebbe implicato una trasformazione radicale della banca, perché sarebbe diventata una Spa. Alla fine è prevalsa la consapevolezza dell’importanza di rimanere all'interno di un credito cooperativo che però - lo continuiamo a dire - ha necessità di una profonda riorganizzazione. I tempi sono cambiati e devono essere affrontati nuovi scenari. Il presidente Bini Smaghi, con l'esperienza, i titoli, la professionalità e il grande valore internazionale che può vantare, porterà sicuramente del valore aggiunto, anche come persona, al nostro gruppo».













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