Bimba tolta alla madre povera«Dimostrerò di meritare mia figlia»

Mamma e bimba non s'incontrano da nove mesi, da quando la piccola ha visto la luce. La madre, dopo l'avvio della procedura di adottabilità, sperava di poter riabbracciare la figlia in questi giorni. Ma dai giudici è arrivata una doccia fredda


Jacopo Tomasi


TRENTO. «Dimostrerò di meritarmi mia figlia». Nonostante la sentenza del tribunale dei minori di Trento abbia dichiarato adottabile la bimba che le è stata sottratta al momento del parto, la mamma trentina non si perde d'animo.

Attraverso il suo avvocato, Maristella Paiar, si dice «delusa», ma allo stesso tempo «determinata» a dimostrare di poter essere una madre decorosa.

Mamma e bimba non s'incontrano da nove mesi, da quando la piccola ha visto la luce. La madre, dopo l'avvio della procedura di adottabilità, sperava di poter riabbracciare la figlia in questi giorni. Confortata dal parere favorevole del consulente del tribunale dei minori, che aveva invitato a darle una possibilità, e anche dalla posizione del pubblico ministero, Fabio Biasi, che si era allineato alle posizioni dello psicologo dichiarando di «non opporsi alle richieste della donna».

Il tribunale, però, è stato irremovibile e ora, la bimba, potrà essere adottata. La giovane madre - giudicata immatura e fragile, forse anche incosciente per aver voluto affrontare una gravidanza contro ogni consiglio e con un lavoro da 500 euro al mese - è però più determinata che mai. Probabilmente anche grazie alle dimostrazioni di solidarietà arrivate da tutta Italia. «Voglio dimostrare di meritarmi mia figlia», fa sapere attraverso il suo avvocato Maristella Paiar. «Essere diventata mamma - ha continuato la giovane donna - è stata una delle poche gioie della mia vita. Voglio dimostrare di poter essere una madre decorosa». Parole commoventi.

Il caso è tornato a fare il giro d'Italia, ma non solo. Ieri all'avvocato Paiar ha telefonato anche una radio canadese, oltre a molti media nazionali. Una storia venuta alla luce per la denuncia dello psicoterapeuta Giuseppe Raspadori, che commenta così la decisione del tribunale. «Una decisione arbitraria e arrogante. Il tribunale si è dimostrato incapace di rivedere le proprie posizioni e ha voluto mostrare i muscoli su una vicenda che non sarebbe dovuta nemmeno approdare in tribunale perché togliere un neonato alla propria madre è stato un atto contro natura».

Il tribunale ha motivato la decisione per le condizioni psicologiche della donna, ritenuta troppo fragile, e per la mancanza di un nucleo familiare solido alle spalle che potesse sostenerla nella sua attività di mamma.

L'assessore alle politiche sociali Ugo Rossi è tornato sull'argomento, affermando che «si tratta di una situazione delicatissima che non va in alcun modo strumentalizzata, come invece purtroppo sta accadendo».

L'assessore, nel luglio scorso, aveva già scritto una lettere al Ministro per le pari opportunità Maria Rosaria Carfagna.

Intanto, è intervenuto anche Gian Ettore Gassani, presidente nazionale dell'associazione avvocati matrimonialisti italiani. «Una vicenda - ha detto l'avvocato - che non può non suscitare allarme e sconcerto tra gli addetti ai lavori e tra la gente».

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