il dibattito

Benetti: “Il Bondone sia un laboratorio per un turismo a misura di natura”

Il rilancio della montagna di Trento, la funivia, le malghe: sulla discussione sul futuro del Bondone interviene il presidente della circoscrizione, Alex Benetti 



TRENTO. Quello del rilancio del Monte Bondone è un tema aperto, discusso, ma che mai è riuscito ad approdare al punto di partenza del progetto di rilancio. Forse molto cambierebbe con la nuova funivia che da Trento porterebbe direttamente in vetta, ma a quel punto ci vorrebbero strutture adeguate a ricevere i turisti. In attesa di qualche movimento concreto, registriamo l'intervento di Alex Benetti presidente della Circoscrizione Bondone che potrebbe aprire la discussione.

“Il Bondone è sempre un tema caldo. Sono molte le analisi, le idee, i progetti e le proposte che si sono susseguiti nel corso degli anni. Alcuni di questi sono stati realizzati portando benefici a tutta la Montagna di Trento, altri molto meno. Alcuni di questi stimolano interesse anche se sono, in realtà, di difficile realizzazione. Forse, è proprio questo elemento di fantasia, quasi fosse un'utopia, che stimola il dibattito politico.

Un esempio concreto di questo tipo di dibattiti, è quello della funivia. Le valutazioni per un collegamento funiviario tra Trento e il Monte Bondone arrivano da molto lontano, se ne parlava nella prima metà del novecento e periodicamente il tema è tornato all'attenzione. Nell'ultimo aggiornamento al piano regolatore cittadino è stato inserito il tracciato con l'intenzione di cercare investitori privati in grado di affiancare l'ente pubblico nel finanziamento dell’opera.

Il collegamento diretto e veloce tra Piazza Duomo e Vason aumenta il carattere alpino alla città di Trento, ma da solo non riesce a dare una visione della montagna dei prossimi anni. Quest'opera deve fare i conti con le molte criticità che la montagna presenta.

Lo sviluppo urbanistico incontrollato che ha consentito l'edificazione di seconde case allo scopo di ottenere la Trento Alta ma che in realtà si è trattato di agglomerati urbani per lo più vuoti, è un fardello indelebile che costringe gli organi politici ad elaborare politiche abitative per utilizzare questi spazi. Le comunità consolidate che vivono quotidianamente il territorio sono molto più in basso: è lì che si manifesta l'effetto paese attraverso identità e valori condivisi. Purtroppo sono molti i progetti di rigenerazione urbana che alla fine hanno dato vita solo ad altre località vuote.

Il Bondone può e deve invece diventare un laboratorio dove sperimentare progetti diffusi di turismo a misura di natura. La montagna però non è solo turismo o programmazione urbanistica ma anche altro. La presenza di boschi, alpeggi, malghe, baite che un tempo venivano sfruttate dagli abitanti dei paesi e della città. Queste pratiche sono oggi simbolo di tradizione e di identità che distinguono il territorio nonostante non siano più diffuse come un tempo.

Occorre per questo continuare a coinvolgere le comunità che da sempre occupano la montagna trovando strumenti in grado di metterle in sinergia tra loro. È evidente che sia necessario un ente capace di svincolarsi dalla sola gestione amministrativa del territorio, ma capace di realizzare politiche in grado di tutelarlo.

E’ facile farsi attirare da progetti ambiziosi, ma accanto ad essi devono esserci delle fondamenta durature in grado di funzionare sempre: indipendentemente dal fatto che vengano realizzate infrastrutture più o meno dispendiose. Il territorio non cresce soltanto con le grandi opere pubbliche e i grandi investimenti, ma soprattutto con la lungimiranza di chi la amministra e l'entusiasmo di chi la vive quotidianamente”. D.P.













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