Azzardo, con la terapia giocatori super-prudenti

Lo studio compiuto con la collaborazione dei professori trentini Gregucci e Bonini Vanzetta di Ama: «In gruppo si ritrova l’autostima. Intesa preziosa con le Rurali»


di Luca Marognoli


TRENTO. Sta riscuotendo grande interesse in tutta la provincia l’iniziativa promossa dalle Casse rurali del Trentino, che hanno deciso di tendere la mano ai giocatori d’azzardo patologici offrendo loro piani di rientro dai debiti accumulati. Un’iniziativa condotta con discrezione, grazie alla collaborazione dell’Ama di Trento che ha organizzato diversi incontri di informazione per la popolazione delle valli e corsi di formazione dei correntisti che vengono a contatto con queste persone in grave difficoltà economica e umana. Una collaborazione (che vede coinvolta anche l’Azienda sanitaria) tra enti che si sono impegnati - ciascuno nel proprio ambito - a fare fronte comune firmando, due anni fa, l’Alleanza contro il gioco d’azzardo patologico.

I piani di rimodulazione del debito - spiegava ieri Ruggero Carli, responsabile del settore Casse rurali della Federazione trentina della cooperazione - sono l’ultimo passo di un percorso che serve a dare consapevolezza alla persona coinvolta dei rischi che corre e che necessita della condivisione, da parte sua, del progetto intrapreso, per uscire dalla schiavitù del gioco.

Fondamentali sono però, prima di tutto, le terapie che, secondo i risultati di una ricerca diffusi proprio ieri - trasformano gli ex-giocatori in “super-prudenti”. I trattamenti terapeutici - in altre parole - funzionano, tanto da creare un timore di perdere al gioco ancora più alto che nei non-giocatori. Lo studio, pubblicato su Psychiatry Research, è stato coordinato dall'Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Istc-Cnr) di Trento, con il prezioso apporto di Alessandro Grecucci e Nicolao Bonini dell'Università di Trento e la collaborazione del centro Siipac di Bolzano. Il risultato è stato ottenuto attraverso una serie di test per misurare gli effetti delle terapie e mettendo a confronto il comportamento tra giocatori patologici che avevano concluso una terapia, giocatori patologici e un gruppo di partecipanti senza dipendenza da gioco. In questo modo è stato dimostrato per la prima volta come il percorso clinico sia capace di portare cambiamenti nei processi decisionali dei pazienti.

«L’estrema prudenza di un ex giocatore dipende dal fatto che una persona che ha sviluppato una dipendenza non potrà più ridiventare un giocatore moderato, dovendo mantenere sempre alta l’attenzione per evitare le ricadute», commenta Miriam Vanzetta dell’Ama di Trento (telefono 0461 239640). L’esperta spiega quali sono i passi da compiere: «In base alla situazione specifica, il giocatore trova nel Serd psicologi, psichiatri, assistenti sociali che possono occuparsi individualmente della sua problematica», afferma. «Parallelamente il gruppo Ama crea un contesto di relazione che permette al giocatore di mettersi in “gioco” ritrovando l'autostima e la fiducia nelle relazioni familiari. Questi due approcci, complementari, permettono una presa in carico significativa e un miglioramento nel benessere psicofisico. L'importante lavoro che si sta attivando con le Casse rurali permette inoltre un approccio multidimensionale che si occupa anche della situazione patrimoniale».













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