SANITA'

Azienda sanitaria, 1 su 4 ha il part time 

Tutte le misure per incontrare le esigenze dei dipendenti con famiglia, compreso il nido aziendale aperto tutto l’anno


di Lorenzo Di Domenico


TRENTO. Ci sono tanti modi per affrontare il tema della conciliazione vita-lavoro, così come tanti possibili strumenti per farlo. Da anni l’Azienda provinciale per i servizi sanitari della Provincia di Trento si occupa di questo argomento creando e sviluppando misure per aiutare i propri lavoratori. Approfittando del convegno «La gestione innovativa delle lunghe assenze in Apss» abbiamo chiesto al direttore amministrativo, Rosa Magnoni, in che modo la “sua” organizzazione si occupa di queste tematiche: «È da più di dieci anni ormai che ci occupiamo di benessere organizzativo e quindi di conciliazione vita-lavoro – racconta Magnoni- è da sempre una tematica molto importante per noi, considerando il fatto che siamo un’organizzazione molto grande, siamo 8 mila dipendenti, in cui più del 40% dei medici sono donne e nella parte infermieristica la presenza femminile è molto rilevante».

Il primo step è senza dubbio stato quello del part-time, soluzione molto comune che nell’Azienda Sanitaria viene sfruttata dal 25% dei dipendenti, ma non ci si ferma sicuramente qui. La seconda misura adottata dall’Apss, spiega Magnoni, è stata quella dell’apertura di un asilo nido aziendale di fronte all’ospedale Santa Chiara. Questa decisione arrivata nel 2009 si è rivelata innovativa e di grande successo fin da subito: «Ospitiamo 46 bambini e abbiamo avuto sempre tutti i posti occupati, è un nido pensato per le esigenze del personale turnista: è aperto dalle 6 e 30 alle 21 e 30 tutti i giorni tranne la domenica per tutto l’anno».

Un altro degli strumenti messi a disposizione dall’Azienda sanitaria ai suoi dipendenti, non solo per la maternità ma per tutte le esigenze di conciliazione del lavoratore, è quello della flessibilità lavorativa, che si declina nei numerosi contratti di lavoro personalizzati che sono stati redatti: «Abbiamo circa 600 contratti di lavoro personalizzati per quanto riguarda il personale sanitario e amministrativo che lavora a giornata – spiega Magnoni- in contemporanea siamo partiti con i contratti di telelavoro, abbiamo circa una cinquantina di postazioni di telelavoro domiciliare, con obbligo di rientro bisettimanale in ufficio». Per quanto riguarda i contratti di lavoro personalizzati, con orari flessibili e adatti alle esigenze dei lavoratori sono state fatte alcune indagini statistiche negli ultimi anni che hanno accertato come il numero di ore lavorate complessivamente sia aumentato, avendo ridotto la necessità di richiedere permessi. La flessibilità non ha quindi penalizzato, ma portato vantaggi economici. Infine già da qualche anno è stato introdotto un progetto per la gestione delle lunghe assenze, dedicato non solo alle donne e non solo alla maternità.

«È un progetto che lavora sulla consapevolezza dell’importanza di mantenere l’attenzione sulle proprie competenze, mantenendo il collegamento con la professione. Viene curato l’allontanamento attraverso un lavoro di formazione tra capo e collaboratore, con un colloquio d’uscita, il mantenimento dei contatti e tramite dei progetti di lavoro alternativo che permettono di fare altro in campi più protetti». Quindi se una donna dovesse allontanarsi dal lavoro a causa di una gravidanza potrebbe essere spostata per un lasso di tempo in un settore che le consentirebbe un lavoro più tranquillo, sviluppando così anche nuove competenze e realizzando nuovi progetti. Una dimensione del lavoro che si integra perfettamente anche con la possibilità del telelavoro. Uno strumento che per ora ha riscosso successo tra le 140 persone che lo hanno adottato, valorizzando anziché penalizzare chi deve allontanarsi dal lavoro per un periodo superiore ai 120 giorni. La teoria alla base di questa idea, così come alcune esperienze ed approfondimenti, erano alcuni dei trattati proprio nel convegno di ieri, che ha richiamato una foltissima platea, tra cui l’assessore alla salute Stefania Segnana, presso l’auditorium dell’Azienda Sanitaria.

«Sono tutte esperienze che rafforzano il clima organizzativo –conclude Magnoni- il benessere organizzativo risponde alle esigenze ma aiuta anche il clima interno dell’Azienda, che cerca attivamente di prendersi cura dei lavoratori».













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