IL ROGO A POVO

Attentato all'università, rivendicazione anarchica

Pubblicata una nota su un sito di area antagonista: nel mirino la collaborazione tra Fbk e Israele sulla sicurezza urbana



TRENTO. Questa volta ci hanno messo appena un giorno. Sul sito internet «Informa-Azione» vicino al movimento anarchico è comparsa una nota sull’attentato al laboratorio di crittografia del Dipartimento di matematica dell’Università di Trento, a Povo. Come sempre, la nota non è una vera e propria rivendicazione, ma per gli inquirenti dei carabinieri equivale a una firma anarchica sull’attentato. Soprattutto, nella breve nota, si spiegano le ragioni dell’attentato. Si spiega che il laboratorio di crittografia è finito nel mirino non per sue collaborazioni con l’esercito o il ministero della difesa, del resto subito smentite dal direttore Massimiliano Sala, ma per presunte collaborazioni con Israele della Fbk.

L’Università già sabato pomeriggio aveva smentito sue collaborazioni con imprese israeliane in materia di sicurezza e difesa, ma nella nota si spiega che viene messa nel mirino la collaborazione della Fbk: «Apprendiamo dai media dell'incendio di un laboratorio di crittografia dell'università di Trento; su un muro esterno è stata rinvenuta la scritta "Cryptolab ricerca per la guerra", in riferimento alla collaborazione tra l'Università di Trento e Israele, attraverso la Fondazione Bruno Kessler, per la messa a punto di armamenti e tecnologie per la gestione della sicurezza urbana. Le fiamme hanno danneggiato alcune apparecchiature e parti strutturali del laboratorio; non vi sono stati feriti».

Per gli inquirenti, la nota equivale a una rivendicazione da parte degli ambienti anarchici . Del resto, le indagini si era fin dal primo momento indirizzate verso gli ambienti antagonisti. Questo a causa della grande scritta comparsa sul muro esterno del laboratorio di crittografia: «Cryptolab, ricerca per la guerra». Una scritta che spiega subito come l’attacco avesse messo nel mirino un legame con presunte attività nel campo della difesa. Peccato che questo legame sia molto indiretto, dal momento che l’università non ha collaborazioni né con il Ministero della difesa . Inoltre, la stanza che è andata distrutta viene usata soprattutto dai laureandi, ragazzi che fanno le loro ricerche per passione. Ragazzi che spesso, come confermato dal direttore Sala, si fermano anche fino a molto tardi, la notte. Nella nota pubblicata sul sito «Informa-Azione» si sottolinea che non ci sono stati feriti. Ma a uscire piuttosto malconcia è la libertà della ricerca. Non a caso tutti, dal rettore Paolo Collini, al presidente della Provincia Ugo Rossi, agli studenti, hanno protestato contro l’attentato e contro la volontà di mettere il bavaglio alla ricerca. Poi, ora viene pubblicata la nota che spiega che il laboratorio è stato preso di mira non per sue collaborazioni, ma per quelle della Fbk, ente diverso dall’Università.

Adesso i carabinieri stanno cercando di trovare elementi per arrivare agli attentatori analizzando i filmati e gli altri reperti trovati sul posto.













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