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Ariston addio, a Rovereto altri 45 operai sulla strada

Doccia fredda dai vertici dell’azienda, la fabbrica chiude a gennaio: le linee degli scaldabagno verranno trasferite a Genda


di Giuliano Lott


ROVERETO. Alla Ariston di via Manzoni si stava già pianificando la produzione per il prossimo anno quando dai vertici dell’azienda è arrivata la notizia choc: il gruppo ha deciso di trasferire a Genda le linee per la produzione degli scaldabagno e di conseguenza la fabbrica roveretana chiuderà i battenti dopo una presenza durata circa cinquant’anni.

«È stata una doccia fredda - ammette Paolo Cagol della Cisl -, non ci aspettavamo che la soluzione peggiore fosse così vicina. Per non perdere tempo prezioso, lunedì abbiamo firmato al Servizio industria della Provincia la richiesta di cassa integrazione straordinaria per cessazione attività. I tempi erano strettissimi, perlomeno abbiamo messo in sicurezza i lavoratori». Firmare la richiesta l’ultimo giorno di novembre consentirà infatti ai dipendenti di godere di un ammortizzatore sociale già a partire da gennaio.

In cassa integrazione andranno tutti i 45 operai in forza alla Ariston, dove lavorano anche una decina di interinali, il cui rinnovo del contratto è del tutto fuori discussione. La situazione è pesante, anche perché negli ultimi anni l’azienda ha adottato una politica di “ringiovanimento” della forza lavoro, avviando al prepensionamento i lavoratori più anziani e così oggi sono almeno una decina i dipendenti con meno di quarat’anni mentre quelli più avanti con l’età non maturerebbero i requisiti per la pensione nemmeno dopo due anni di cassa integrazione e la mobilità. Vale a dire che se non verrà trovata un’occupazione alternativa, non solo l’ormai vicino Natale ma lo stesso futuro prossimo per i lavoratori Ariston si tinge di nerissime preoccupazioni.

«Con Ariston e la Provincia - spiega Cagol - stiamo sondando loa possibilità di mantenere a Rovereto una parte di attività legata alla componentistica per scaldabagni, divenendo di fatto fornitori della Ariston. Ma questa è una prospettiva che va ancora discussa nei dettagli. Con l’azienda abbiamo invece concordato che fino a giugno venga mantenuta a Rovereto una parte della produzione in predicato di trasferirsi a Genda».

La situazione della Merloni era precipitata lo scorso anno, dopo il rifiuto degli imprenditori interessati (i fratelli Luppi della Gm Saldature di Finale Emilia) a trasformare la Ariston roveretana in una newco che avrebbe dovuto fornire al gruppo gli scaldabagni prodotti a Rovereto. Una proposta che gli stessi imprenditori ritennero non vantaggiosa per sé, rifiutandola. Da allora le incertezze sul futuro dell’azienda si erano accavallate, fino alla doccia fredda degli ultimi giorni.













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