«Andreatta sbaglia tutto Cambi o avrà vita breve»

Castelli avverte il sindaco: «Con le sue scelte di giunta ha demolito i partiti Pensava che ignorandolo, il disagio sarebbe sparito. Ma sappia che non è così»


di Chiara Bert


TRENTO. «Andreatta ha messo in giunta i trombati, ha spaccato i partiti e creato un forte disagio. Ha pensato che ignorandolo, si risolvesse da solo. Prenda atto che così non è. Se non affronterà il nodo dei rapporti politici all’interno della maggioranza, il sindaco avrà vita dura per non dire breve». Per capire che aria tira in Comune per la giunta di Alessandro Andreatta, dopo il nuovo stop sulla delibera del personale, chiedete a Paolo Castelli, ex assessore di Andreatta e oggi consigliere semplice di un neonato Cantiere Civico Democratico che - a due mesi dal congresso Upt di gennaio - ribolle.

Consigliere Castelli, dopo mercoledì sera la maggioranza è andata di nuovo sotto, sono mancati 6 voti. Cos’è successo?

Ci sono due piani. Certo c’è quello specifico della delibera presentata dal sindaco sul regolamento del personale, su cui si è registrata una difformità di opinione da parte di tanti consiglieri sia dell’opposizione che della maggioranza.

Ma c’è anche altro, non è così?

Sicuramente la bocciatura della delibera è anche un chiaro segnale politico di sfiducia nella leadership del sindaco.

Sono passati sei mesi e voi esclusi dalla giunta siete ancora così arrabbiati da affossare le delibere?

Guardi, il sottoscritto ha un’attività professionale a cui pensare per cui non fare più l’assessore è solo un vantaggio. Detto questo, il sindaco sconta una debolezza di legittimazione politica che ha almeno due cause. La prima è che Andreatta è un sindaco di risulta, è stato eletto con un accordo tra i partiti, con i consensi che gli hanno portato i consiglieri, senza le primarie.

C’è l’elezione diretta del sindaco, il nome è sulla scheda. Perché servivano le primarie?

È vero, ma oggi, in un contesto in cui i partiti sono sempre più delegittimati, sono un passaggio opportuno e necessario. Personalmente in campagna elettorale ho trovato spesso difficoltà a proporre il nome di Andreatta. Il sindaco ha preso circa 1500 voti personali, quando solo i primi tre del nostro partito gliene hanno portati quasi 2 mila.

Poi ha fatto la giunta, e alcuni di voi sono stati lasciati fuori...

Questa è la seconda ragione della debolezza di Andreatta. Perché se il sindaco si fosse dato degli obiettivi specifici per la giunta e avesse chiamato degli esperti per raggiungerli, questo sarebbe stato capito. Invece lui ha preso i trombati dei partiti, una scelta politicamente inspiegabile che è stata dirompente. I partiti ne sono usciti demoliti. Nei gruppi sono montate invidie e recriminazioni.

Oggi cosa chiedete al sindaco?

Non c’è stata da parte sua nessuna voglia di riparare, non ha mai spiegato a noi le sue scelte. Ha pensato che ignorando il disagio dei tanti delusi, di tutti tre i partiti di maggioranza, il disagio si dissolvesse.

E invece?

Invece andrà sempre peggio.

Al vertice di maggioranza non vi siete nemmeno presentati. Cosa dovrebbe dire Andreatta?

Non sono i vertici di maggioranza il luogo per affrontare questo problema, che si affronta attraverso una relazione personale, valorizzando le persone coinvolte.

Incarichi?

Non è una questione di poltrone, ma non si possono ignorare le persone.

Il Cantiere civico è spaccato. Lei, Panetta e Ducati pensate a fondare un nuovo gruppo?

Le scelte del sindaco hanno causato una profonda spaccatura nel Cantiere, che è una forza appena nata. Il disagio è altrettanto forte nel Pd, che è però è un partito più strutturato con un gruppo più consistente. Oggi nel Ccd ci sono due fazioni, una più vicina alle posizioni del sindaco. A fondare un nuovo partito ci abbiamo pensato, io e altri, ma oggi sarebbe una fuga in avanti. Il congresso dell’Upt di gennaio sarà risolutivo: o si troverà un compromesso, ma lo vedo difficile, o si sancirà la spaccatura.

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