redditi

Amministratori pubblici è Rigotti il più ricco

Pubblicati i redditi: il consigliere di Trentino Sviluppo ha il conto più elevato davanti ad Aida Ruffini. Ma i tre di Patrimonio Spa non inviano la dichiarazione



TRENTO. All’appello mancano solo i redditi dei tre membri di Patrimonio Spa, ma gli altri sette del lotto di dieci persone con cariche di competenza della Provincia che percepiscono un compenso superiore ai 15 mila euro sono stati pubblicati sul Bollettino ufficiale. E dalle dichiarazioni pubblicate risulta essere il “paperone” Fulvio Rigotti, consigliere di Trentino Sviluppo Spa, il cui imponibile dichiarato nel 2013 (e quindi relativo, come gli altri sei amministratori, all’anno precedente) è di 129.108 euro. Lo segue staccata di poco Aida Ruffini, presidente del cda di Itea Spa, con un imponibile di 110.737 euro. Sul gradino più basso del podio c’è invece il presidente dell’Apran (Agenzia provinciale per la rappresentanza negoziale) Giorgio Bolego, con 80.988 euro.

Laura Pedrotti, presidente del collegio sindacale di Trentino Network Spa èp quarta con un imponibile di 54.537 euro, , mentre Marianna Sebastiani, sindaco effettivo di Trentino Network Spa e dell’Azienda sanitaria viaggia sulla più “popolare” cifra di 33.633 euro. L’amministratore unico dell’aeroporto Gianni Caproni Spa, Davide Leonardi, arriva a 27.549 euro, mentre la “maglia nera”, in fatto di compensi, è il consigliere di Itea Spa Fabio Margoni, che nel 2013 ha dichiarato un imponibile di 21.519 euro.

Hanno invece evitato di includere nella documentazione inviata alla Provincia i propri redditi il presidente del consiglio d’amministrazione di Patrimonio Spa Giovanni Paolo Bortolotti, la vicepresidente del medesimo cda Monica Dossi e il presidente del collegio sindacale Maurizio Scozzi. Così facendo hanno probabilmente tutelato la propria privacy rispetto alla curiosità mediatica, ma di questi tempi tanta discrezione non riscuote né plausi né entusiasmi. Sia perché la richiesta di trasparenza sulle cariche pubbliche o di nomina pubblica è sempre più forte - e dopo lo scandalo delle “pensioni d’oro” il livello di tolleranza da parte dell’opinione pubblica si è di molto assottigliato - sia perché il rifiuto di fornire un dato sensibile, certo, ma richiesto nella documentazione da presentare alla Provincia, assume - a torto o a ragione - il sapore sospetto di un sotterfugio. Fa poi specie che i “renitenti” siano tutti e tre afferenti a Patrimonio Spa. In mancanza di spiegazioni esplicite, si può pensare a una “disciplina aziendale” all’origine del silenzio sui propri redditi. Con tutta probabilità, non c’è alcun illecito. Ma l’immagine pubblica ne esce quantomeno compromessa.













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