Alto Adige: ripescato dalle acque dell'Isarco il corpo del giovane travolto dalla piena

Le acque dell'Isarco hanno restituito il corpo del piccolo Alexander, il ragazzo sorpreso dalla piena e scivolato nel fiume Rienza sabato sera. Il cadavere è stato trovato sotto il ponte dell'A22, alla diga di Chiusa
FOTO I soccorritori al lavoro


Massimiliano Bona


BRESSANONE. Le acque dell'Isarco hanno restituito il corpo del piccolo Alexander, il ragazzo sorpreso dalla piena e scivolato nel fiume Rienza sabato sera.

Il corpo di Alexander Isaia, il tredicenne precipitato sabato nella Rienza, è stato ritrovato ieri sera poco dopo le 20 a circa 300 metri dalla diga di Funes, all’altezza del ponte dell’A22. Era sott’acqua, incastrato tra i rami, e a notarlo sono stati Peter Thaler e Rudolf Niederkofler, due volontari del soccorso acquatico della val d’Isarco. «Lo abbiamo trovato - racconta Martin Covi - solo grazie alla collaborazione della Sel, che ha chiuso le dighe di Fortezza e Rio Pusteria, riducendo al minimo il livello dell’acqua per un tratto di quasi 12 chilometri».

Il primo pensiero dei soccorritori - circa un centinaio tra vigili del fuoco volontari della zona compresa tra Bressanone e Chiusa, pompieri del corpo permanente di Bolzano, soccorso acquatico della val d’Isarco, Cai e Brd - è stato per i genitori del ragazzo, Waltraud Tauber e Roberto Isaia, che sono accorsi sul posto nel giro di una decina di minuti.

Il primo ad arrivare è stato il papà, che ha accarezzato il corpo del figlio, portato pietosamente dai volontari in riva all’Isarco, ancora con tutti i vestiti addosso. Poco dopo - accompagnata da alcuni parenti - è arrivata la mamma Wally, che dopo essere stata convinta dal marito a vedere più da vicino il corpo del figlio si è chinata e lo ha salutato con un dolcissimo «Mein Poppele (il mio bambino ndr), mein Alexander».
Alla scena hanno assistito, in silenzio, parecchi soccorritori. Sono stati attimi lunghissimi, quasi interminabili, che hanno commosso tutti i presenti. La mamma e il papà del piccolo, con grande compostezza e dignità, hanno voluto ringraziare personalmente Peter e Rudolf, i volontari che per primi hanno individuato il corpo del loro piccolo.

Alla maxi-operazione di ricerca di ieri hanno partecipato alcune decine di uomini suddivisi in squadre (ciascuna con un tratto di competenza). «Ogni gruppetto - spiega Martin Covi, del soccorso acquatico val d’Isarco - aveva un’area di competenza ben definita, compresa tra il luogo della tragedia, la centrale in via Luson, e la diga di Funes: in totale quasi 12 chilometri». I preparativi sono iniziati poco dopo le 18, ma per entrare in azione è stato necessario attendere che l’acqua si abbassasse di circa un metro, a seguito della chiusura della dighe di Fortezza e Rio Pusteria. «Il fiume - prosegue Covi - si è quasi prosciugato sulle due rive e nel tratto centrale la profondità variava dai 40 centimetri al metro».

Nella prima ora di ricerche i soccorritori hanno ripescato una maglietta nera (il tredicenne quando è caduto nel greto del fiume era vestito con abiti scuri) nella zona di Sarnes e una giacca di colore verde-beige poco a Nord della diga di Funes, dove poi (5 metri più avanti) è stato ritrovato il corpo. «Nessuna delle due - conferma Covi - apparteneva al piccolo. Lo abbiamo trovato, infatti, completamente vestito. Sebbene sia rimasto tre giorni in acqua Alex aveva ancora un bellissimo viso». Ed è proprio il portavoce del soccorso acquatico della val d’Isarco a sottolineare la grande compostezza dei genitori, che sebbene fossero distrutti dal dolore - per la perdita del loro unico figlio - hanno avuto la forza di ringraziare chi, per settantadue interminabili ore, ha cercato senza sosta il piccolo Alex.

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