Alpinista precipita nel vuoto e muore

Davide Pinamonti, 34 anni di Tassullo, è stato trovato ieri all'alba



TRENTO. Era andato ad arrampicare da solo sul Brenta. Era salito fino all'attacco della via Maestri e aveva iniziato il percorso. Cosa sia successo, fino a dove sia arrivato nessuno lo sa, ma ieri mattina all'alba il suo corpo senza vita è stato trovato ai piedi della cima. È morto così presumibilmente nel primo pomeriggio di sabato, Davide Pinamonti, pompiere, istruttore sezione e volontario del soccorso alpino. 34 anni, viveva a Tassullo e lascia la madre Chiara e la fidanzata. Il corpo è stato ricomposto nella camera mortuaria di Madonna di Campiglio. Chi lo ha conosciuto come alpinista, come Giuliano Sten Stenghel, uno dei trentini più noti, lo descrive come una persona attenta e generosa anche quando arrampicava. Difficile capire cosa sia successo sabato e probabilmente le cause della tragedia non si sapranno mai. Era solo Davide. Solo quando la mattina aveva parcheggiato la sua auto a passo Carlo Magno, e sempre da solo aveva preso la funivia fino al Grostè. Poi, zaino in spalla, aveva raggiunto il rifugio Tuckett e qui aveva lasciato parte del suo bagaglio, spiegando al gestore la sua intenzione di raggiungere la via Cesare Maestri, su punta Massari, la prima delle torri di cima Brenta. La stessa cosa aveva detto la mattina alla fidanzata mentre lasciava, alle 7 la casa di Tassullo. Voleva godersi la giornata in solitudine con mani e piedi aggrappati alla nuda roccia, lungo una delle vie più famose del Brenta.  Ricostruendo l'accaduto, erano circa le 11 quando è partito verso punta Massari. È salito fino all'attacco della Maestri e poi ha iniziato la salita. Poi la tragedia. Non si sa se a fargli perdere l'appiglio sia stato un malore improvviso oppure una mano o un piede in fallo. La terribile certezza è che Davide Pinamonti è precipitato e ha sbattuto violentemente il corpo sulle rocce. La morte è stata istantanea e attorno c'era solo il silenzio.  A dare l'allarme è stata la fidanzata sabato sera. Sapeva del giro che voleva fare Davide, ma quando è sceso il buio e il cellulare suonava a vuoto, si è preoccupata e ha chiamato i rifugi dove poteva pensare che il 34enne avesse fatto tappa. Al Tuckett hanno confermato l'arriva la mattina e quindi la partenza per la via Maestri, ma poi l'uomo non era tornato a riprendere le sue cose. È stato così chiamato il soccorso alpino e le forze dell'ordine che hanno iniziato le ricerche. Il corpo dell'uomo è stato avvistato solo ieri mattina all'alba grazie ad un sopralluogo dall'alto dell'elisoccorso provinciale. A questo punto il medico non ha potuto fare altro che constatare il decesso e Davide Pinamonti è stato recuperato e portato nella cappella mortuaria di Madonna di Campiglio. Oggi probabilmente sarà trasferito a Tassullo in attesa dell'ultimo saluto. A chi lo ha conosciuto, a chi gli ha voluto il bene, resta il ricordo di un ragazzo che aveva un grande amore per la montagna e che la voleva vivere in ogni suo aspetto. Per questo era volontario del soccorso alpino e per questo dedicava il suo tempo anche a fare l'istruttore sezionale per la scuola del Cai-Sat Lagorai. Non solo. Per lui la montagna erano anche le lunghe camminate nel tempo libero e le arrampicate a mani nude lungo rocce che sapevano trasmettergli emozioni. «Ci sentivano spesso al telefono - ricorda Giuliano Stenghel - mi chiedeva delle vie che avevo aperto e aveva un approccio molto rispettoso del passato. Guardava a noi, alpinisti più vecchi di lui, come punto di partenza per poi vivere la «sua montagna». La nostra non era un'amicizia di lunga data, ma era come se ci conoscessimo da sempre. C'era feeling fra di noi, c'era vicinanza anche se eravamo anagraficamente distanti. Venerdì eravamo assieme a casa di Marco Furlani. Abbiamo parlato degli amici di corda che non ci sono più. E poi questa mattina ho saputo della morta di Davide. Non ho parole per spiegare il mio dolore. Mi mancherà una persona con la quale confrontarmi, con la quale intavolare lunghe discussioni sulla montagna. Fra di noi era facile capirci perchè avevamo gli stessi principi. Ed era stato molto bello quando, proprio Davide mi ha consegnato il «Chiodo d'oro», era veramente la persona giusta per fare questo gesto».

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