scienza e ricerca 

Al Cibio la scopritrice dell’Hiv 

L’immunologa Barré-Sinoussi ieri a Trento: «Serve un vaccino» 



TRENTO. Il Cibio celebra i suoi importanti risultati nella ricerca biomedica ospitando un premio Nobel per la Medicina: l’immunologa Françoise Barré-Sinoussi, premiata nel 2008 per aver scoperto il virus dell’HIV come causa dell’Aids, ha parlato ad una platea di dottorandi. Barré-Sinoussi racconta il clima dei primi anni ’80, in cui il mondo scopriva l’esistenza della terribile piaga: «A metà del ‘900 si era convinti che le malattie infettive sarebbero scomparse entro pochi decenni. Invece arrivò l’Aids, con i suoi oltre 30 milioni di morti». Della nuova malattia si sapeva poco e, fa notare Barré-Sinoussi, circolavano informazioni scorrette e contraddittorie: «Era definita il “cancro degli omosessuali” ed aveva causato un’autentica isteria di massa». Poi le modalità di trasmissione dell’Aids divennero chiare e furono approntati i primi trattamenti. Barré-Sinoussi sottolinea come fu soltanto con i farmaci antiretrovirali che si impresse una svolta alla lotta alla malattia: «Di Aids ci si ammala e si muore anche oggi, ma i farmaci antiretrovirali consentono una qualità di vita quasi indistinguibile da quella di una persona sana: abbattono drasticamente la quantità di patogeni nel sangue. Non va però dimenticata l’importanza della prevenzione, che passa per il profilattico: c’è un boom di tutte le malattie sessualmente trasmissibili». Barré-Sinoussi ricorda le sue prime visite nell’Africa centrale colpita da questo virus sconosciuto: «Al cospetto di quelle persone che morivano di fronte a medici impotenti, mi sono resa conto che compito di uno scienziato è anche quello di essere un attivista. Deve fare pressione sui politici, perché favoriscano la disponibilità delle cure e l’investimento in ricerca». L’Aids, sostiene Barré-Sinoussi, ha fatto scoprire al mondo che siamo tutti collegati: «È emerso il concetto di “salute globale”: ciascuno di noi è connesso ad ogni altra persona e il rispetto dei più importanti standard nei diritti umani fondamentali, ovvero il diritto alle cure e ad un ambiente sano, è innanzitutto un presidio a difesa della salute». Sulle future prospettive, Barré-Sinoussi dice: «Oggi possiamo controllare l’epidemia, ma non sradicarla: è fondamentale sviluppare un vaccino». (f.p.)













Scuola & Ricerca

In primo piano