Aiuti alle imprese I soldi non bastano

Minimi i risultati. Meglio gli investimenti in formazione


di Matteo Ciangherotti


TRENTO. Le politiche industriali e gli incentivi economici adottati dalla Provincia per fronteggiare la crisi economica delle aziende trentine? Purtroppo sono serviti a poco. Specie i contributi diretti che nel lungo periodo non si sono dimostrati capaci di aumentare la redditività delle imprese che ne hanno beneficiato.

I risultati provengono dall’edizione 2015 del “Rapporto sulla situazione economica e sociale del Trentino” curato dall’Istituto per la ricerca valutativa sulle politiche pubbliche (Irvapp) che fa capo alla Fondazione Bruno Kessler (Fbk).

In particolare, l’analisi dei ricercatori si focalizza su tre differenti azioni di sostegno verso le piccole e micro imprese che caratterizzano maggiormente il tessuto economico trentino: il mutuo di riassetto istituito nel 2008 per allentare la stretta sul credito dovuta alla crisi e per rispondere alle esigenze di liquidità delle aziende; i finanziamenti pubblici diretti previsti dalla legge provinciale 6/1999 e gli investimenti per la diffusione della banda larga nei comuni del territorio.

Ebbene, l’unica azione che si è dimostrata efficace nell’accrescere i ricavi delle imprese, contribuendo in modo effettivo al rafforzamento del tessuto economico locale, è stata quella degli incentivi sulla banda larga. Essi, infatti, hanno prodotto un effetto positivo sul volume d’affari delle imprese che è cresciuto del 15,5% con l’introduzione delle connessioni internet Adsl 2+.

I maggiori ricavi, però, si sono registrati nel breve termine, nei mesi immediatamente successivi alla disponibilità della banda larga nel territorio del comune di localizzazione delle aziende, arrestandosi invece nel lungo periodo. E, in ogni caso, questo aumento di redditività delle aziende coinvolte dalla misura non si è tradotto in alcun modo in una crescita occupazionale. Né il numero degli addetti impiegati nell’organico aziendale né i tassi di natalità e mortalità delle imprese si sono modificati in senso positivo.

In sostanza, da una parte i ricavi non sono stati per nulla “investiti” in nuova occupazione e dall’altra l’introduzione della banda larga non ha comunque creato i presupposti per far nascere e crescere nuove aziende sul territorio.

Peggio è andata per le misure più strettamente economiche (mutuo e incentivi diretti) che, se da una parte hanno avuto un lieve e immediato impatto positivo sulla solidità delle aziende e sulla loro capacità di investimento, non hanno però per nulla influenzato la redditività e il fatturato delle imprese che ne hanno beneficiato. Tantomeno hanno creato nuova occupazione.

Nelle conclusioni dell’analisi dedicata alle politiche industriali, si legge chiaramente che “i risultati inducono a ritenere che le misure intese a sostenere finanziariamente le imprese trentine, pur avendo avuto alcuni indubbi esiti positivi, non siano riuscite a favorirne lo sviluppo e il consolidamento economico”.

Il mutuo di riassetto ha migliorato soltanto la struttura debitoria dell’azienda che ha avuto accesso al credito, spostando il debito bancario dal breve al medio e lungo periodo.

L’impatto positivo delle imprese che hanno usufruito degli incentivi della LP 6/99 si è visto soltanto sugli investimenti in capitale non fisso (formazione, marketing e pubblicità) e non su quelli fissi (terreni, fabbricati, macchinari e attrezzature) come si prefiggeva invece la misura.

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