Ai provinciali le merendine bio

Nei distributori di Palazzo almeno il 30% dei prodotti sarà salutista


Robert Tosin


TRENTO. A questo punto non c'è più alcun dubbio: la giunta provinciale vuole i dipendenti del Palazzo in forma smagliante. Dopo il via libera agli acquisti di bici elettriche per collegare i vari uffici in giro per la città ora arrivano anche snack e bibite ecologiche. Nelle macchinette che offrono un minimo di conforto alimentare arriveranno le merendine bio.

E' la svolta verde, un po' imposta da normative europee un po' perseguita autonomamente, della Provincia che per predicare bene deve necessariamente razzolare in modo conseguente. E così se invita tutti a mangiare sano e a consumare prodotti di qualità e "risparmiosi" dal punto di vista ambientale, non può chiamarsi fuori dalla partita. L'Azienda sanitaria lo ha già fatto, trovandosi in una posizione più delicata: come potevano i suoi dietisti prescrivere le diete ai pazienti, quando fuori dallo studio medico si vendevano bibite gassate e zuccherate e snack il cui ingrediente più naturale era la carta con cui vengono confezionati? E così è partita la sperimentazione salutista che si tenterà di esportare, nel modo più drastico possibile, anche negli altri uffici pubblici.

Per il momento l'assessore all'ambiente Pacher si accontenta di fare un passo alla volta. Per l'ambiente ha pensato di munire i dipendenti provinciali di bici elettriche da usare negli spostamenti di servizio tra un ufficio e l'altro nella cinta urbana. Per la salute, ma anche per il territorio, ha invece dato il via al rinnovamento delle macchinette che distribuiscono gli snack e le bevande. Dalla prossima gara d'appalto non si prenderanno in considerazioni offerte che non prevedano almeno il 30 per cento dei prodotti (da quelli mangerecci alle bevande) biologici e, nel limite del possibile, a chilometri zero, cioè di produzione locale.

L'Azienda sanitaria sarebbe per una introduzione più rigorosa, ma nella sperimentazione si è notato che gli snack bio, oltre a costare di più non sono poi così tanto graditi. Diverso, invece, il discorso delle bevande: se ci sono, anche i trentini non disdegnano le grandi marche gassatissime e zuccheratissime, ma se trovano i succhi biologici apprezzano il nuovo gusto e se ne servono volentieri.

La prima introduzione sarà abbastanza soft, con un 30% di prodotti alternativi e quindi la possibilità di scelta sarà sempre e comunque garantita sia per assicurare un minimo di redditività alla ditta vincitrice dell'appalto (le marche sono quelle che danno il maggiore appeal) sia per non costringere i dipendenti a prodotti magari non graditi anche se più salutari. L'occasione, però, potrebbe essere buona anche per le aziende alimentari trentine di farsi avanti magari ideando specifici prodotti adeguati alle caratteristiche della vendita attraverso i distributori.













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