Aggredito per aver negato i soldi 

In piazza Dante. Sergio Uber, titolare del bar “70” di via Endrici, era alla fermata dell’autobus ed è stato avvicinato da un giovane che lo ha insultato: «Vaffa... razzista». Un altro gli ha sferrato un calcio. È caduto e si è rotto il braccio


Mara Deimichei


Trento. Un braccio fratturato e una prognosi di almeno in mese e il suo bar, il “70” di via Endrici “chiuso per aggressione” come recita il cartello che ha affisso ieri mattina alle 7. È dolorante ma quello che è successo non ha intaccato la positività di Sergio Uber, 65 anni, che da anni gestisce il locale quasi all’angolo con via Perini e che lunedì sera è stato lo sfortunato protagonista di un’aggressione alla fermata degli autobus che si trova davanti alla stazione dei treni. Sorride e riesce a vedere il lato positivo di tutto ciò. «Con il bar chiuso ho passato una giornata fra amici e questo è bello». Non è “bello” quello che gli è successo: un calcio lo ha buttato a terra e cadendo si è fratturato il braccio. Ora del caso se ne occuperanno le forze dell’ordine: la denuncia formale la farà a breve. Dopo la caduta era andato anche a casa, a Sopramonte, ma i dolori di quella che pensava fosse una semplice contusione, sono diventati insopportabili tanto da dover chiamare l’ambulanza. La notte l’ha trascorsa al pronto soccorso e ora il braccio al collo lo accompagnerà a lungo.

«Razzista»

Tutto è successo in pochi minuti. «Ero andato alla fermata degli autobus, quella davanti alla stazione dei treni per prendere l’autobus è tornare a casa. Saranno state le 22.15 circa. Ho preso il biglietto alla macchinetta e mi sono seduto. In attesa del mezzo, stavo leggendo il giornale. Si è avvicinato un ragazzo che mi ha detto qualcosa ma sinceramente non lo stavo ascoltando. Stavo leggendo il giornale e non gli avevo fatto caso». Un’assenza di reazione che non deve essere piaciuta al suo interlocutore che tornato all’attacco. «Mi ha detto che non gli avevo dato i soldi e io ho risposto che i soldi non glieli avrei dati. Ma con serenità, senza animosità. Poi mi ha detto “Vaffa....razzista....” e io, incredulo alla fine gli ho detto “vaffa...tu”. E se ne è andato continuando ad insultarmi. Per me era finita lì. E ho ripreso a leggere il giornale».

L’aggressione

Ma dopo un attimo è arrivato un altro ragazzo (entrambi apparivano come stranieri) che attacca verbalmente di nuovo Uber. «Mi ha accusato di aver mandato a quel paese il suo amico, io ho cercato di spiegargli che era in risposta al suo attacco verbale ma praticamente non ne ho avuto tempo. Ero in piedi, non mi aspettavo di essere aggredito fisicamente e così quando mi ha dato un calcio al costato, ho perso l’equilibrio e sono caduto a terra». A soccorrerlo immediatamente le persone che erano con lui, poi l’intervento della Poler alla quale è stato riassunto l’accaduto. «E alla fine ho preso l’autobus per tornare a casa».

L’ambulanza

«Pensavo di aver preso una botta e nulla di più ma con il tempo aumentava il dolore e così da Cadine ho chiamato l’ambulanza che è venuta a prendermi davanti a casa, a Sopramonte». Gli accertamenti al pronto soccorso hanno evidenziato la frattura all’altezza del gomito e la prognosi per ora è di un mese.

Furto e rapina

È stato un anno difficile per Uber che, però, si “ostina” a non perdere il sorriso e la serenità. «Un anno fa - racconta - sono stato rapinato appena fuori casa, a Sopramonte. Sono stato preso per il collo, colpito con un pugno e chi lo ha fatto se ne è andato con la collana che avevo al collo, la collana dove c’era anche un fede, il portafoglio e il cellulare. E poi una sera, tornando a casa verso mezzanotte, ho trovato i ladri all’interno. Ma non li ho visti, sono scappati. Ma è uguale, io non cambio la mia vita».













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