AFGHANISTAN Uccisi quattro alpini del Settimo, proclamato il lutto cittadino

Il prefetto Boffi «E’ una grande tragedia», il delegato del vescovo: «Questo è il momento della preghiera»



BELLUNO. Doppio lutto cittadino, a Feltre e a Belluno, per ricordare il sacrificio dei quattro “boce” del Settimo. La tragedia in Afghanistan ha colpito entrambe le comunità, da sempre città orgogliosamente alpine. «E’ un dolore incredibile», ha detto il sindaco Antonio Prade, tra i primi ad arrivare in caserma. Costernati vescovo e prefetto, mentre il presidente Bottacin, reduce dalle celebrazioni del Vajont, ricorda come proprio gli alpini furono i primi a portare il loro aiuto a Longarone. Una coincidenza che fa rabbrividire. Il via vai dalla caserma Salsa d’Angelo è proseguito per tutta la giornata. In tanti hanno voluto portare il loro saluto ai ragazzi del Settimo, a quelli che sono rimasti e che - nonostante tutto - sono pronti a partire o a ripartire per una meta tanto maledetta. «Viviamo in un’atmosfera di incredibile dolore, costernazione ma anche fiducia», afferma Prade dopo la visita. Il fatto che nessuna delle quattro vittime sia originaria di Belluno non diminuisce il dolore.

«Adesso il problema», ha detto il primo cittadino, «è riuscire a creare un luogo di colloquio con i familiari, che non risiedono a Belluno e che avranno il conforto psicologico e di solidarietà del Paese». A seguire Prade numerosi rappresentanti del consiglio comunale, il presidente Oreste Cugnach e i suoi vice Francesco Pingitore e Maria Cristina Zoleo. Palazzo Rosso si è subito attivato per proclamare il lutto cittadino nel giorno dei funerali. Farà lo stesso il comune di Feltre, sede fino a pochi anni fa del glorioso battaglione, poi confluito a Belluno. A sottolinearlo è il sindaco Gianvittore Vaccari: «Quattro nostri ragazzi sono stati uccisi, quattro nostri alpini sono andati avanti. Erano quattro giovani del glorioso battaglione Feltre che forma il Settimo reggimento della Brigata Julia».

Da qui le condoglianze alle famiglie e all’Esercito. «La mia partecipazione», prosegue Vaccari, «è ancora più intensa per i sentimenti di grande unione che hanno i territori di montagna con gli alpini, legame che è solenne a Feltre con il battaglione che ha ricevuto la cittadinanza onoraria». Ma la tragedia dei quattro giovani alpini è un dramma nazionale. Lo ha detto il prefetto di Belluno Carlo Boffi, che ieri si è intrattenuto a lungo in caserma: «E’ una grande tragedia. Le vittime non sono bellunesi né venete. Sono venuto qui a manifestare la solidarietà dell’Italia intera». A fare le veci del vescovo di Belluno-Feltre, monsignor Giuseppe Andrich, è stato invece don Christian Mosca: «Siamo vicini a tutte le famiglie». Questo, sembra di capire, è il momento della preghiera. Difficile però quando intorno è il vortice. Di voci, informazioni, contatti. Tanti i volti che si sono alternati nella giornata del dolore, dal consigliere provinciale Raffaele Addamiano al consigliere bellunese Giovanni Fontana, arrivato alla Salsa a bordo della sua automobile.

Sul retro, il cappello d’ alpino. E ancora, le forze di polizia, carabinieri e finanza. Solo per citare quelli arrivati prima. «Da sempre vicini ai bellunesi, gli alpini sono un’autentica risorsa per tutti noi. Sono il simbolo concreto dello spirito di solidarietà e di sacrificio che anima la gente di montagna», afferma il presidente del consiglio provinciale Stefano Grezze. «La perdita di questi quattro ragazzi è una ferita per tutti noi». Il presidente della Provincia, Gianpaolo Bottacin, arriva in caserma al termine della cerimonia commemorativa del Vajont. «In questo giorno - dice - c’è una tragica coincidenza che vede protagonisti proprio gli alpini. Furono loro», ricorda il presidente, «i primi a soccorrere gli abitanti di Longarone in quel tragico evento e, proprio oggi, noi bellunesi piangiamo la perdita di quattro penne nere». Resta il dolore dei tanti bellunesi che ieri - vedendo il drappello di giornalisti e telecamere - si sono interrogati su cosa stesse succedendo intorno alla “loro” caserma. Qualcuno si è fermato chiedendo informazioni e a dominare è stato lo stupore. I grandi teatri di guerra non sono poi così lontani e non basta cambiare canale per cancellarli.

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