Trento

Affitti di case online, gli albergatori all’attacco

Il presidente Libardi (Asat): «L’ospitalità nascosta è ineludibile, ma almeno vengano applicate norme chiare ed uguali per tutti» 


di Daniele Peretti


TRENTO. "Airbnb" è una community nata nel 2008 che permette di prenotare pernottamenti in strutture di vario tipo a prezzi economici (costo minimo medio di una notte 20 euro) in tutte le città d'Italia. Gli inserzionisti dovrebbero essere cittadini privati o al massimo qualche piccolo b&b che ha disposizione anche per una sola notte, una stanza a uno o più posti letto. Airbnb è cresciuta in maniera esponenziale tanto che nel 2009 gli annunci erano 218, ma 222mila nell'agosto di quest'anno. 3,6 milioni gli utenti che hanno scelto il servizio, 83mila gli host attivi in Italia che hanno ospitato turisti per 26 notti all'anno per una media di soggiorno di 3,6 giorni rispetto a quella alberghiera di 3; 59% il risparmio stimato rispetto al costo di due camere doppie nelle strutture tradizionali.

In Airbnb Trento si possono trovare 300 annunci divisi tra case intere, stanze private o condivise. Le offerte si dividono per fasce di costo e ogni annuncio oltre all'indicazione della proprietà descrive nei minimi particolari il locale disponibile. Prenotazione online, possibilità di disdetta, recensioni ed anche una top list con i 20 migliori B&B trentini ed una mappa interattiva con le indicazioni dei prezzi: si clicca su quello scelto e si possono avere tutte le informazioni.

A tutti gli effetti la si può considerare un'offerta pari a quella alberghiera tradizionale, ma all'insegna del risparmio. Tutto bene? No, perché da un più attento monitoraggio (lo ha fatto la Incipit Consulting su incarico della Federalberghi), ci sono persone che amministrano più alloggi anche con insegne di comodo; non sono tutte offerte occasionali, ma la maggior parte ha una disponibilità che va oltre i sei mesi. Non è vero nemmeno che si tratta di appartamenti condivisi col proprietario, ma nella realtà sono disabitati. Insomma in molti casi sarebbe un paravento dietro al quale si nasconderebbero attività non ufficiali.

Luca Libardi, presidente dell'Associazione albergatori del Trentino, afferma: «Quello dell'ospitalità nascosta è un fenomeno ineludibile, ma Asat chiede che almeno vengano applicate norme chiare ed uguali per tutti per un mercato che abbia le stesse regole. Cosa che non è successa con le recenti scelte provinciali in materia di imposta di soggiorno, che non hanno contribuito a far chiarezza, ma hanno acuito le differenze tra questi due mondi.»

È però diffuso il fenomeno di cercare di monetizzare la vita quotidiana: dalla vendita dell'usato, a piccoli servizi, l'offerta di Airbnb rientra in questi ambiti? «Direi che la sharing economy propina quattro bugie. Prima di tutto non è vero che si tratta di un soggiorno condiviso col proprietario: la maggior parte degli annunci riguardano appartamenti non abitati. Non è nemmeno vero che si tratta di attività occasionali se l'80% degli annunci ha una disponibilità per oltre sei mesi all'anno. Non corrisponde al vero nemmeno che si tratti di attività integrative del reddito, perché c'è chi gestisce più alloggi con nomi di comodo. Non si può nemmeno dire che sia una risposta ad una carenza di offerta, perché in Trentino sono 1200 gli alberghi ufficiali che coprono bene il territorio.»

La vostra risposta? «Vogliamo tutelare sia le imprese turistiche tradizionali che coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza. Per questo mettiamo a disposizione degli organi di vigilanza le liste degli annunci pubblicate sui maggiori portali. In modo che possano essere svolti i controlli sulle attività irregolari. Chiediamo anche che vengano definite nuove regole, in grado di inquadrare al meglio questo nuovo fenomeno, contrastando gli abusi. Infine che l'attività di vigilanza venga esercitata con efficacia.»

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