Admo, donazioni bloccate per colpa della burocrazia

Una legge europea ha reso più complicate le procedure di mappatura genetica. Incontro con l’Azienda sanitaria, che assicura: presto i prelievi ripartiranno


di Liviana Concin


TRENTO. Continua ad essere in bilico il destino dei donatori di midollo osseo in regione. Da oltre un anno i prelievi di sangue necessari per inserire i volontari nella banca dati dei donatori sono bloccati a causa di una legge europea recepita a livello nazionale, che ha complicato la procedura di tipizzazione, ovvero di mappatura genetica, necessaria per riscontrare un’eventuale compatibilità. In tutto il territorio europeo i test devono essere in alta definizione, comprendendo tutti e quattro i livelli di analisi necessari e non i primi due come un tempo, e in Trentino questa procedura avanzata ha comportato un sostanziale blocco dei prelievi e di conseguenza di eventuali donazioni. Sarebbero oltre 650 gli aspiranti donatori che sono in attesa del test di tipizzazione, il cui destino dipende da un accordo fra Azienda sanitaria e Admo al quale si è tentati di giungere ieri. «Stiamo lavorando su questa situazione- hanno confermato dall’Azienda sanitaria - ma al momento non possiamo dare delle tempistiche certe di intervento». Due le soluzioni possibili: adeguare i laboratori che attualmente effettuano i prelievi alle nuove tipologie di analisi o inviare i campioni fuori regione, appoggiandosi a centri che effettuano un numero di esami più alto.

L'Azienda sanitaria ha comunque garantito che farà ripartire i prelievi, finanziando le procedure. Visto che però si riuscirà a effettuarne circa 200 all'anno, serviranno almeno due anni per smaltire gli arretrati e far iniziare a donare i pazienti nuovi, anche considerando il contributo che dovrebbe stanziare Admo, pari a 35 mila euro per circa 100 test in più all'anno. Sarà anche acquistata u n’apparecchiatura nuova per snellire il lavoro. «Speriamo davvero di far ripartire i prelievi- ha sottolineato la vicepresidente di Admo Trentino Ivana Lorenzini- è difficile spiegare agli aspiranti donatori che devono aspettare delle procedure burocratiche per potersi rendere disponibili, e anche se ci sono diverse motivazioni che possono influire su questi ritardi sicuramente l'adeguamento alla nuova legge è un grosso scoglio». Ad essere carenti non sarebbero le strutture trentine, ma i fondi: i nuovi test sono molto costosi e i centri più piccoli vengono penalizzati da costi esorbitanti a carico delle regioni. Il problema non è solo locale, in Piemonte e Lombardia sono più di mille i donatori nel limbo, e la situazione a livello nazionale continua ad essere nebulosa. Nelle liste della banca dati internazionale continuano insomma a mancare i donatori trentini, mentre i malati che necessitano di un trapianto di midollo continuano, purtroppo, ad aumentare.













Scuola & Ricerca

In primo piano